mercoledì 27 luglio 2016

Il vuoto davanti a noi.

Che cosa ci farà mai il Papa argentino a Cracovia al raduno mondiale della gioventù? Che cosa vedranno in lui, quasi ottantenne, dei ragazzi che, insieme all'entusiamso per tutto quello che non capiscono, si sono portati nello zaino una congrua scorta di profilattici che, ogni mattina, gli spazzini comunali rimuoveranno, come è già accaduto in tutti i precedenti raduni? Tutto ordinario, scontato e inutile. Il vecchio sacerdote incarna teatralmente una freschezza che non gli deriva dalle Fede, ma dalla mancanza di responsabilità, dalla fatica e spesso dalla delusione familiare, che i giovani convenuti hanno in parte inflitto alle loro famiglie, dalla fatica senza costrutto, dalla inadeguatezza e dalla speranza di non essere lasciati soli durante la decadenza. Ipotesi praticabile - ma a che prezzo, anche morale - solo se i figlioli non sranno in grado di affidarli ad un cronicario convenzionato e dovranno sobbarcarseli, con tutte le tensioni disperanti del caso. Per lui ci sarà quella che Paolo VI chiamò la disperata solitudine di un pover'uomo, bisognoso d'affetto e d'amicizia, ma lui era un intellettuale crepuscolare e, forse, la sua sensibilità non era conforme a quella del pampa-Papa, che però non "la racconta": troppo sottile il suo spirito gesuitico per identificarsi in una kermesse di stupidotti, non dissimili nella loro immaturità dei festanti in discoteca. Da diversi anni, in pratica da Paolo VI, che non a caso aveva preso il nome dell'apostolo delle genti, il viaggiatore instancabile che per alcuni storici è stato il vero fondatore "globale" per quelle che erano le facoltà di trasporto dei suoi tempi, del cristianesimo insinuantesi, non con la ruvida realtà dell'ebraismo reietto o, comunque, realista, ma con la sofficità dell'amore, propagandato fra le genti con l'impeto di un promotore, di un venditore dell'ultima illusione, prima dello scientismo, il proselitismo cattolico ha messo sugli aerei il Papa e lo ha mostrato per pochi attimi, secondo programmi faticosissimi, in giro per manifestazioni apparentemente occasionali, ma in realtà studiate nei minimi dettagli, con una copertura mediatica totale. Non so cosa dirà, so solo che non lo ascolterò. Flatus vocis per menti evaporate prima ancora di maturare, non solo in ambito cattolico, ma in ogni suggestione fideistica, con un grande vuoto davanti.

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