martedì 12 luglio 2016

Quattro passi nel delirio.

Kafka era un impiegato di banca, come me. C'è chi gli attribuisce le mezze maniche in un'assicurazione. Poco cambia. Stupisce invece che un uomo così grigio e metodico potesse coltivare mitologie gotiche dentro di se, ma stupisce solo chi si fa un'idea rassicurante dell'ambiente dall'esterno: i depositanti, i risparamiatori, quel mondo che cerca alleanza e sicurezza di conservazione dei suoi comodi nel tempio delle comodità. Eppure, già trent'anni fa il mondo creditizio era popolato da tabagisti e da alcolisti, all'insoddisfazione si univa uno stress ingiustificato nelle banche normali, eppure ambientale, fatto di tante zone grigie, di incompetenze raccomandate, di gravezze identitarie. Non c'è niente di più disgustoso della moralità relativa e della commistione fra sentimenti bonari e caritatevoli e piccolo o meno piccolo tornaconto personale. Produrre o, più spesso, contribuire a produrre il male altrui, assecondandolo o, non richiesti, tutelendolo per aspetti legati allo stesso sistema perverso nel quale ci si vuole inserire e dal quale continuare a trarre comodità e micro potere, e pretendere, casomai in nome di non dimostrate "benevolenze", del tutto confacenti all'insieme, da altri, danneggiati, rifiutato con solidi argomenti fossero anche di tipo normativo e giuridico, di non essere citati a propria vergogna, fin oltre il limite della violenza privata, conferma la vigliaccheria con argomenti speciosi ed incongrui e ribadisce la meschinità che non si può discriminare, ma fa parte della personalità di cotali soggetti e influenza, quando non determina, ogni atto ed aspetto della loro vita di relazione, in tutti gli ambiti: si comportano così perchè sono vili e amano cercar "solidarietà" nello stesso crogiolo. Una simile congerie può costituire una consorteria, un consiglio di amministrazione, una filiera gerarchica che basa la sua protervia sull'artefazione e sul conformismo dei ranghi bassi e seleziona i suoi adepti attraverso l'assuefazione a questo costume destrutturato, almeno normativamente. Qualsiasi organizzazione lobbystica, mafiosa, burocratica si basa su questa sotto-cultura ed è capace di qualsiasi violenza simil-formale e, quando può colpire a man salva, per interposta persona, anche sostanziale. Quando la menzogna è eletta a sistema e qualche imbecille che ci creda non manca mai, il disorientamento iniziale e i continui trasformistici rilanci sconcertano e tendono ad inibire la reazione o a provocarne di esplicite ed insofferenti, per poi attaccarsi ad una presunta non conformità, tradotta con arroganza: come nella favola del lupo e dell'agnello, nella quale l'acqua va all'insù. Chiunque, con le "adeguate" caratteristiche, può rendersi interprete della pochade deprimente: dall'interprete che è già passato da: "la minestra è in tavola" a "che ne sarà di me?", quanto meno può favorire per aspettative mignon la replica registica di un apparato che esalta, deprime, comprime e colpisce proprio perché autoaffrancatosi, nel suo perimetro privato, da ogni legge, ben salvaguardato dai suoi miserabili famigli. La morale relativa non esiste, gli ingredienti con cui produrre il proprio "destino" sono analoghi nell'aspetto e nel colore, variando di gusto. Si tratta solo di un'aspirazione al sapore. Agiremo per linee interne. Ci involveremo in noi stessi e smetteremo di tirare diritto. Ripristineremo la qualità reddituale del credito, quella in fuga dalle aziende pro fondende: ci rinserreremo. Dichiararsi, sarebbe meglio, isolarsi, essere unici, narcisisticamente. Noi, non voi, vil massa dannata, sudaticcia e puzzolente. Abbiamo resistito al sovvertimento bellico delle tradizioni corporative e le abbiamo rinverdite nella festosa ignoranza di maestranze "nature", abbiamo,...abbiamo ed oggi a qualcuno era saltato in mente di contaminarci..con un bel partito, non diciamo di no, ma poi sulle cariche e sui cespiti? Che baraonda. No, vade retro, va in convento, va in pensione, va all'Unicredit, vaff'...noi agiremo per linee interne e accoglieremo gli ultimi transfughi da un mondo massificato. Con loro inanelleremo vorticose mazurche e sognanti valzer; gli recheremo su un vassoio il capuccino alla mattina. Presto saremo molto digitali e dialogheremo giorno e notte, solo nella buona sorte, in ricchezza e basta, in salute finanziaria con i nostri soci più avveduti e moderni oltre che più facoltosi. Speriamo che qualche giovinastro non si metta in testa di intasare le linee con i suoi quattro soldi. Agiremo per linee interne, mentre le altre si confonderanno. Solo noi resteremo puri e incontaminati, nell'unico luogo nel quale non esistono discriminazioni, dove il lavoro è percepito come felicità nell'abnegazione e dove si conserva la tradizione, la riservatezza, il decoro estriore, dato che quello interiore sarebbe ostativo, con il passato e il presente appesi a dei ganci, con le pratiche trasmesse tramite corriere. Insomma un luogo dove ciascuno fa da sé, per linee interne appunto, con procedure antemarcia, così care al nostro ricordo, certi della qualità della nostra gente, così particolare da autoespellere i deboli, i rinunciatari, i degenerati. Cambierà ancora il mondo, si avviterà nei suoi errori, tramonterà, tracollerà e noi saremo lì, puri e incontaminati.

Nessun commento:

Posta un commento

Sono graditi i tuoi commenti