venerdì 8 luglio 2016

Il senso arcaico, biblico, intimo, della giustizia.

Dunque non sono solo gli arabi post coloniali ad essere terroristi, ma anche i negri degli Stati meridionali del nord america, quelli che combatterono per mantenere in auge lo schiavismo e che oggi praticano, anche a livello di ordine pubblico, la segregazione razziale. Terroristi, infatti, li chiamavano nella notte i magazines. Il dato culturale e antropologico esiste, è nei fatti, ma la condizione di umiliazione e di razzistica separatezza, compensata con spavalderie che la polizia dei bianchi sanziona con la morte, non può più essere messa fra parentesi. I negri del razzismo intatto hanno agito in maniera coordinata per vendicarsi della "legge" dei bianchi sui loro esecutori. Questo non è terrorismo, è guerra, sia pur ancora circoscritta, ed è l'unico modo per farsi rispettare. Anche sul fronte della marginale comunità afro-americana non regna la virtù insieme al legittimo risentimento, per cui le due parti e segnatamente quella bianca che ha il controllo dell'informazione, possono accompagnare la loro violenza con le più varie e, sotto traccia e non, approvate argomentazioni, ma la rivalsa dei negri di Dallas ha il senso della decisione di ripagare con la stessa moneta gli assassini in divisa di adolescenti, per un senso di "giustizia" autoamministrata da parte dei palestinesi d'america. Il senso della giustizia, non più di classe, ma strettamente etologica e razziale fra comunità di uomini, simile a quella che contrappose i Neanderthals ai Sapiens e via scalando fra diverse narrazioni della spiritualità o della materialità fra queste povere scimmie che ercano nella sicurezza armata delegata il proprio comodo e la base dei loro sentimenti, ma non rinunciano per questo a coltivare l'odio presuntuoso e razzistico verso le antropologie diverse. I maggiordomi in divisa, similmente a tanti gregari intermedi, di norma o di fatto, nelle repliche stratificatorie lavorative e sociali, provvedono in cambio di una soddisfazione e di un prestigio d'accatto, come fanno i mafiosi sui territori, delegati dai loro feudatari. Sono chiare assonanze, ma di situazioni non identiche, ma neppure così nettamente distinte. La vendetta di Dallas non cambierà nulla, segnerà ancora di più, ma in maniera più chiara, lo spartiacque fra due mondi costretti alla convivenza ma del quale quello reagente non ha chiesto di vivere da schiavo e poi da reietto, sul territorio americano. A proposito, anche i Re borboni di Napoli relegarono nelle altre, ancor più meridionali regioni del loro regno le plebi criminali a loro seggette e lì, in buona parte le abbandonarono, al confino, in una specie di riserva. Gli "scarti" della società britannica che nel meridione agrario fondarono la loro statica comodità sul lavoro senza riconoscimento di persone, dichiarate anche legislativamente e senza vergogna, come inferiori e, quindi, strumentali, si sono rifatti e ancor si rifanno sui negri. Era ora ed è normale che questi, in un contesto, anche da parte bianca, miserabile, meschino e violento, abbiano reagito. Lo fecero anche gli schiavi nell'antica Roma e gli Ebrei nel Ghetto di Varsavia.

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