venerdì 5 giugno 2015

Retorica e realtà empirica.

Esiste, a Roma, un tessuto industriale sufficiente a creare reddito per tutti o quasi i suoi tre milioni di abitanti? Dal punto di vista produttivo, Roma è quasi un deserto, pur non mancando di una cintura di imprese in grado di sostentare, con un reddito decisamente minore, una città come Rimini, d'inverno. Di che si vive privatamente? D'impieghi e commercio turistico, monumentale e devoto. Di che si vive "solidalmente"? Dei lavori pubblici, degli appalti e della finanza veicolata dalle amministrazioni locali e statali. Centinaia di migliaia di persone sono esperte dei movimenti, in atto ed ipotetici, nel generone capitolino, vivono di quello e giocano di sponda fra partiti, ora al potere, ora all'opposizione. Giocoforza, per collusione, sono finiti per dominarli, selezionando gli eletti per clientele in entrata nei personali portafogli ed in uscita, dalle delibere agli appalti, con quote maggiori o minori a seconda che si fosse stati investiti della maggioranza o della consiliarità.L'importanza economica della capitale sta tutta qui, incapsulata in un contesto arido di iniziative e privo di opportunità extra burocratiche. L'affastellarsi delle contese per carpire la primazia od ottenere un congruo vitalizio da chi ha prevalso, richiama una congerie indistinta di clienti al circo massimo delle tangenti e del reddito di rivalsa. Il neo Governatore della Campania ha stabilito che la legge Severino gli si applicherà dopo il suo insediamento: non doveva nemmeno presentarsi. Lascerà la sede dell'amministrazione come certi boss mafiosi la casa nella quale latitavano, con espressione di ironica sopportazione e salutando i loro accoliti - intere famiglie - che li invocheranno e li benediranno. Ma se ne andrà? L'Italia non conta niente nello scenario europeo e mondiale, Matteo Renzie non viene mai consultato sulle decisioni strategiche e militari, però, nonostante questo, è andato in Afganistan a comunicare il prolungamento della nostra missione militare, richiestogli da Obama. Tareq Aziz è morto in carcere; l'aveva sfangata dalla forca perché cristiano caldeo e per lui si erano mobilitati tutti i difensori delle cause emotivamente condivise. La simbologia lo assolveva, la comune "appartenenza" lo escludeva dai rei. Era semplicemente un gerarca di regime e rappresentava una minoranza al Governo dittatoriale del suo Paese. Sono contrario alla pena di morte per tutti ma, a parte questo, questo funzionario in un sistema di morte, non meritava riguardi, cristiano o non che fosse. La Grecia sta invischiando l'Europa nel gioco dei quattro cantoni; l'Europa e il FMI guidato da quell'odiosa signora di Christine Lagarde, che messaggiava il suo predecessore Strauss-Kahn, con profferte d'abbandono :"usami!". Il vecchio sudicione le preferiva succose cameriere, segretarie et similia. Tsipras mena il can per l'aia contando sul danno economico che arrecherebbe alla finanza coinvolta il default del suo piccolo ma superindebitato staterello, fra i Balcani e la Turchia. Eppure la Grecia in Europa ci sta, indegnamente, la Turchia è stata esclusa dai Francesi e dal Papa. Diciamo che ci sta come prossimemente ci starà la Serbia e molto peggio della Croazia e della Slovenia..ma ci sta e se la gioca levantinamente, per ora con miserabile successo.

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