domenica 21 giugno 2015

Lungo il dedalo delle vie bibliche.

Il pampa-Papa oggi, a Torino, ha fatto un'affermazione importante: il lavoro non c'è perché si concepisce solo quello strumentale al profitto. Il lavoro e la sua dignità non risiedono nella lotta per l'accumulazione di denaro e la sua sottrazione ad altri soggetti economici. E' un'affermazione impegnativa, in opposizione al capitalismo senza confini, ma anche a quello meschino, di nicchia. Ho appreso che fra gli "autori o gli ispiratori" dell'enciclica francescana "Laudato sii o mio Signore", c'è stato anche quel teologo brasiliano, denegato dai predecessori di Francesco, ma anche da lui medesimo quando era solo Primate di Buenos Aires: Leonardo Boff. Ebbene, costui è stato per decenni sulle barricate della teologia della liberazione, osteggiata dagli Stati Uniti e dai Papi europei e, nonostante lo stesso Bergoglio si fosse allineato in patria all'ostracismo verso " la teologia guerrigliera", ha prestato la sua opera nella redazione di un testo che sarà certamente adoperato per altri scopi, più mansueti. Anche oggi, a Torino, il pampa-Papa ha esortato i giovani, senza distinzioni, all'opposizione: a Rio De Janeiro aveva detto:"fate casino". La Chiesa o, più verosimilmente, una parte di essa, oggi rappresentata dal Portavoce ufficiale, si colloca contro gli egoismi evidenti di un capitalismo in grado solo di provocare guai e crisi da cui trarre ulteriori profitti, in una lotta senza fine fra soggetti rapaci e deboli prede, anche all'interno del volatile mondo del capitale medesimo e senza tener nel minimo conto chi presta loro il suo lavoro se non nei termini dell'utilità al minor costo e fino a che i nuovi schiavi non trovino la forza e la coesione per riprendere la loro altrettanto incessante lotta. Ma il cattolicesimo rifugge e censura la lotta e ripiega sulla misericordia, pur denunciando a volte - certo non in tutte le fasi storiche - la prepotenza dei ricchi. Lo fa stavolta - secondo me - perché intravede la possibilità reale di una dispersione nella fatuità e nella vacuità delle future risorse deumanizzate e teme, in questo contesto, di veder disperdersi il gregge che prima ha temuto che le fosse sottratto dal comunismo ecumenico. A volte, le vie del Signore si dimostrano proprio infinite di concerto con le istituzioni storiche a marcare un momento della vicenda materiale, perché, si sa, il suo Regno ( perché non una Repubblica? ) non è di questo mondo.

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