lunedì 8 giugno 2015

Il lento e debole lavorio della democrazia.

Recep Tayyip, Erdogan, dopo tredici anni, durante i quali ha consolidato il suo potere, non è riuscito ad imporsi sulla società civile. Le rivolte di Gezi Park, i caduti sul campo, a qualcosa sono serviti. La Turchia ha privato "il Sultano" della maggioranza assoluta dei seggi, proprio quando costui si accingeva a fare l'ultimo passo. Adesso pare che si voglia alleare con il partito nazionalista, tanto per intenderci, con la formazione evolutasi dai vecchi "lupi grigi", la stessa formazione di Alì Agca, alleata della mafia turca. Sulle intenzioni del despota "morbido" dell'inizio ed ora sempre più intollerante, non si nutrivano dubbi; ora, la sua ventilata alleanza con un movimento terroristico internazionale, ammantato di criminale sciovinismo, rimuove l'ultima maschera. Erdogan ha comunque vinto le elezioni, come si conviene a chi manipola il ventre molle della sua nazione, ma non potrà più governare da solo. Potrà ignorare l'opposizione socialdemocratica e, insieme ai Lupi grigi, attaccare i Curdi con uno spirito simile a quello che animò I Giovani Turchi contro gli Armeni. Ma i Curdi, i guerrieri per procura, che combattono per una terra che nessuno ha interesse ad accordargli, sono entrati per la prima volta in Parlamento, superando di tre punti percentuali, la soglia di sbarramento, anch'essa totalitaria del 10%. Una vera e propria soglia d'esclusione che relega importanti minoranze nella lotta armata e quindi nell'illegalità. Sono ben settantanove i parlamentari Curdi ai quali viene affidato un compito quasi eroico, in un nido di vipere nel quale altri cercheranno di omgeneizzarli, dividerli o farli implodere. Ma la loro storia di gente senza illusioni dovrebbe - almeno lo spero - fornirli di quella corazza in grado di mettere in crisi il riaggrumarsi di quelle clientele islamiche che Ataturk aveva vietato con la forza ed una repressione realistica dell'arretrato - almeno in gran parte - popolo turco. Ma - dicevamo - la società civile ha aperto una breccia, quella società civile che intriga con la cultura cosmopolita, prevalentemente ad Istanbul e che non ha bisogno di rincorrere successi di facciata o arricchimenti affaristici. Quella società acculturata che, qualche volta, mette "in buca" i "sultani" d'occasione.

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