giovedì 11 giugno 2015

Folli follie.

La crisi greca sottolinea, anche per gli altri Paesi cialtroni dell'eurozona, il processo dissimulato e sotterraneo che alimenta le pretese rigoriste delle istituzioni german-comunitarie. Il gioco del passaggio della "palla" richiama alla mente le fasi di una partita di tennis fra "regolaristi": lunghissimi scambi da fondo campo, senza esito. Ma che cosa pretenderebbero i "creditori", dopo quello che hanno inutilmente imposto ai furbi - ma non troppo - Greci? Un impegno, in prospettiva, a non alimentare la spesa "improduttiva" e, segnatamente, quella previdenziale. In un senso non espresso, in Grecia si dovrebbe abolire la quiescenza o, non volendo farlo, ridurne all'osso la corresponsione. E' pensabile che il canovaccio possa esere difforme in Italia? La sinistra al governo è, in questo senso, il più subdolo dei cavalli di Troia, perché in cambio di "accomodamenti" fra soggetti di questa purulenta e lattiginosa galassia, qualsiasi prepotenza potrà essere consumata ai danni di quella massa di esclusi e senza diritti che sono i fuoriusciti dal lavoro o, per lo meno, dal lavoro tutelato, quello, per intenderci, regolato dalle vechie norme. Quanto alle prospettive di poter godere una qualsiasi rendita per le giovani leve di quella svilita applicazione che ci si ostina a chiamare "lavoro", alla memoria, sono pari ai redditi incostanti che un'attività deregolamentata e di massa, generica e squalificata, può, sulla carta, assicurare. Una sorta di "pensione sociale", o "reddito di cittadinanza", eventualemnte da potersi corrispondere fin dalla vita potenzialmente attiva delle maestranze a chiamata: praticamente un'ipotesi tendente allo zero. In ogni ambito della residua economia greca, eccetto il turismo, privata o pubblica che sia, gli ultimi anni e, presumibilmente, anche gli anni a venire, saranno caratterizzati da salari sotto la soglia del sostentamento, mentre le imposte dovranno per forza di debito, rimanere attestate su soglie di insolvenza interna e familiare, a fronte di vantati servizi di cui, in circostanze così immiserite non si sente la necessità né di cui si godono i frutti. I barconi dei migranti sono alla fonda in Libia e si apprestano a partire, flottiglia di buona rendita per gli allibratori del traffico e per le istituzioni italiane, con i loro clienti-profittatori, che curano, con cospicui fondi, anche europei, l'accoglienza. I Comuni che si presteranno ad accogliere i profughi godranno di benefit pubblici. Quali, quanti e in che quantità? A prescindere, questi poveri straccioni saranno, a queste regole, accolti da Comuni altrettanto straccioni e costituiranno una riserva indiana dentro l'altra. Le regioni prospere hanno già "rifiutato" l'accoglienza come l'Inghilterra, i Paesi ex comunisti della repubblica Ceca, della Slovacchie e della Polonia, da pochi giorni di nuovo in mano ad una destra xenofoba, antisemita ed affascinata dal regime ungherese di Orbán, un altro anomalo che non sta né dentro, né fuori dalla U.E. Intanto, nell'europa dell'euro, i movimenti di estrema destra e razzisti si stanno moltiplicando e, prima o poi, troveranno il modo e la convenienza di allearsi. La cultura reale, sottostante alla retorica mediatica è sempre più virulenta e osservabile, ma non esistono antidoti al suo incremento mentre la società, anzi le società si divaricano secondo censo, ridicoli riferimeti piccolo-borghesi fuori della realtà ed esclusione reale, tutt'altro che incline all'accoglienza dei poveracci, come coloro che la compongono, ma estranei, anche se gli ammortizzatori sociali non ci saranno più, né per gli uni, né per gli altri e senza nessun rapporto di causa ed effetto diretto.

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