sabato 13 giugno 2015

Il gioco coordinato fra il bene e il male.

E' ormai evidente che l'azione della magistratura contro una parte specifica e circoscritta della corruzione nazionale è dettata da "norme" di adeguamento "morale" agli equilibri - in verità per ora alquanto squilibrati - di un capitalismo privo di vincoli, che necessita sul piano sociale e politico di "moralità" conseguente o, almeno, di una parvenza di moralità compatibile. Si cominciò con "Mani pulite" a Milano, si continua oggi a Roma con "Mafia capitale". L'azione di disvelamento e di denucnia della scarsa ma agguerrita stampa radicale, di pseudo-sinistra, ad esempio la Repubblica e l'Espresso, del medesimo gruppo, hanno "giustificato" ed assecondato questa azione, ben calibrata nel tempo e nelle circostanze, del potere giudiziario. Partiti e persone che, per decenni, avevano imperato, furono fatte sparire in breve tempo. I loro manutengoli, ai vertici di importanti aziende di Stato, si suicidarono in carcere, manager di industrie private, saliti sul carro della corruzione all'ultimo giro, quello sbagliato, fecero la stessa fine. Ora che l'Italia, ogni giorno, ripiega sulla "terapia" greca, mentre la Grecia se ne affranca, la magistratura attacca i fortilizi locali della corruzione, ma lo fa sul fronte amministrativo e politico, mentre la corruzione nelle opportunità, nella facoltà di arricchimento e nei costumi, resta la cifra del nostro "decoro" nazionale. Tutto si tiene, il gioco è coordinato.

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