sabato 20 giugno 2015

L'assurda pretesa dell'omogeneità.

Che lunedì sia il giorno decisivo per la Grecia non è affatto scontato: il divario delle posizioni non deve trarre in inganno. Nella contesa ci sono gli interessi dei paesi che hanno troppo investito nella piccola economia ellenica e le ragioni - le uniche che riconosco - di un popolo stremato. Il 58% dei Greci è povero e la lotta di sussistenza nell'euro non può che riguardare, in diversa proporzione l'altro 42%. Un popolo diviso, ma solo sulla base degli interessi materiali che non sono, con buona pace di Marx, l'unico fattore identificativo dell'antropologia umana e culturale. Fra i "nuovi" poveri, molti lo sono da generazioni, mentre altri lo sono diventati negli ultimi sei anni e soprattutto durante i cinque del Governo Samaras, scacciato da una situazione inumana: quella creata dai creditori. Costoro, sono adesso molto meno determinati di quanto vogliano apparire e se mai decidessero di lasciare la presa alla gola dei Greci indebitati, lo farebbero, rinunciando a gran parte dei loro crediti, per dare una lezione agli altri più mansueti e conformisti Paesi affranti da corruzione e clientelismo mediterranei. Non tutti i Greci - anzi, proprio una sparuta minoranza - sono poveri incolpevoli, sfortunati od imbelli: era chiaro a ciascuno di loro che le politiche di sostegno artificiale al reddito da lavoro ( prevalentemente pubblico ) e previdenziale ( baby pensioni e trattamenti di favore ) erano basate su un inganno con il quale le due correnti del medesimo sistema si assicuravano maggioranze apparentemente mutevoli, nel gioco combinato dei favori, nel presupposto che questo andazzo non dovesse mai mutare o che, almeno, non fosse il caso di preoccuparsi del futuro, perchè questo avrebbe comportato l'assunzione di responsabilità inverse rispetto a un bengodi parziale. Perché le fasce marginali di quel sistema clientelare restavano povere ed escluse, senza che le maggioranze, che erano realizzate dagli spostamenti elettorali delle stesse persone pro quota, se ne curassero; men che meno a loro danno. Come oggi fanno gli altri con loro, con i migranti, con gli incongrui, ecc. E' infernale il modello che il capitalismo, non più contrastato sul piano generale e specifico, apporta ad intere nazioni, mentre l'atteggiamento che emerge e si consolida - almeno nelle affermazioni - da parte dei rappresentanti, politici e non, dei creditori, è identico a quello degli azionisti durante le loro annuali assemblee. Siamo tornati sul piano della materialità delle nostre azioni, ambito nel quale esiste solo la sottomissione o la lotta. La Germania, in questo scenario, è fuor di contesto, farebbe bene lei ad abbandonare la triste brigata. Una volta tanto, la serietà avrebbe pagato.

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