mercoledì 24 giugno 2015

La Rete internazionale dell'informazione.

WikiLeaks continua a colpire e lo fa meritoriamente, svelando infine l'ipocrisia anche delle false proteste degli alleati minori degli Stati Uniti. Chi potrebbe ormai credere alle rimostranze dei Tedeschi ed oggi dei Francesi per lo spionaggio a tappeto che le ambasciate statunitensi esercitano in ogni Paese della NATO nel quale sono ospiti, chi potrebbe illudersi della paritarietà dei rapporti, di fronte ai crimini per imprudenza, ma anche per calcolo, perpetrati impunemente dalle forze armate statunitensi sui territori dei propri partners, che altro non sono che le loro basi operative, o durante operazioni comuni? Se si volese contrastare lo spionaggio, si toglierebbero le credenziali agli ambasciatori americani, si spierebbe in territorio yankee, ci si tutelerebbe da "parenti-serpenti", quali in fondo siamo o sospettiamo reciprocamente di essere. Ma il fatto è che si è succubi di un complesso d'inferiorità e di una pigrizia comoda ed accomodante nei confronti del "Pater familias" dell'Occidente, che ci esenta dal prenderci responsabilità che vadano oltre l'orticello di casa e che ci "consente" di accodarci a tutte le sue iniziative. E' chiaro che lo faremo finché saranno vincenti. Il guaio è che sono, alla constatazione dei fatti, vincenti solo per lui e le nostre stentate mosse per assicurarci qualche vantaggio sullo scacchiere economico e geo-politico, suscitano la sospettosità del Grande Fratello, che teme di veder erosa la sua rendita, per la quale si assume l'onere principale delle spese e delle strategie belliche. Ma la presenza sul campo di un'informazione non ufficiale, partecipativa ed anche tecnicamente supportata, attenta, almeno, al regime informativo ed è importante che continui a prestare la sua opera.

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