sabato 20 giugno 2015

Gli entusiasmi che poi deludono.

Il populismo regressivo ed infantile imperversa per l'Europa, dalla Polonia alla Danimarca, passando per l'Ungheria. Anche in Italia, alle baggianate di Renzie, dopo quelle di Berlusconi, si stanno sostituendo quelle di Salvini, mentre il grillismo, che pure sembra attestarsi - ma sarà così? - su un venticinque per cento stabile - sembra aver già esaurito la sua capacità propulsiva, come si addice ad un fenomeno moralistico. Andrà, in questo contesto, analizzato con calma e in controluce, il messaggio papale che ha invertito, di 360°, il precedente imdirizzo di Benedetto XVI, che si è dimesso, in un'ottica sud americana, spacciata per un avvicinamento evangelico alle periferie del mondo. Dico questo non per pregiudizio, ma perché la predicazione si esercita in un linguaggio elementare - mentre tanto sofisticata è la diplomazia e la politica vaticana e della Chiesa - per rendere il messaggio accessibile al gregge, confondendo però l'approdo sperato e perché questo Papa anomalo - in quanto gesuita e quindi teoricamente escluso dal fare il Pontefice - la cui sollecitudine verso i poveri può tradursi, in chiave mondana e politica, in quel fascismo sottostante dal qule è infestata la società argentina dalla quale proviene e la tradizione politica degli emigranti italiani. Se poi prescinde da tutto quanto c'è di storico nel suo ambiente ecclesiale e nazionale, allora è davvero un santo e non mancherà di salire agli altari. Ma l'uomo è frutto dell'evoluzione e non del peccato originale e conserva un inestricabile vincolo di istintività non benevola a cui ha associato e sovrapposto aspirazioni illusorie.

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