martedì 2 giugno 2015

Quando si riforma l'istruzione, anche se solo scolastica, si punta a modificare la percezione morale di un popolo.

Dopo le superflue elezioni amministrative e senza neppur commentarle, il non eletto vola in Afganistan e, il giorno dopo, presenzia alla parate del due di Giugno. Vestito con la divisa da campo fa un po' ridere: la sua espressione è ben diversa da quella dei soldati riarsi dal sole e dalla polvere, impressionata dalla vita di caserma o di acquartieramento. Vi chiedo di restare ancora un po'. A lui l'aveva chiesto Obama che, prima ancora, l'aveva chiesto a Letta, ma a lui, Renzie, contenporaneamente, aveva taciuto della morte "collaterale" di un cooperante italiano. Tutto preso dalla retorica celebrativa odierna, omette ancora di accennare a quell'evento pleonastico che sono le elezioni. Gli esegeti del voto cianciano di un rafforzamento correntizio, di cambio di cavallo in corsa, di ipotetiche nuove formazioni, ma lui sa che deve solo ottemperare alle disposizioni della Unione europea e non se ne cura, anche se altri sarebbero disposti a farlo al posto suo. Intanto domani riprenderà il percorso accelerato della costituenda "buona scuola". Sarà una scuola rivolta ai giovani di famiglie medie e disagiate, un succedaneo della scuola peofessionale o di avviamento al lavoro, da privatizzarsi attraverso le sponsorizzazioni delle aziende, come già accade per le Università. L'alta formazione, sempre più articolata e difficile e, quindi, affidata alle sostanze più robuste del famigliume nazionale, sarà sempre più appannaggio dei ricchi e dei tradizionalisti, mentre la scuola per la vita dovrà rispondere alle esigenze delle aziende "committenti", che costituiranno lo sbocco strumentale di siffatta istruzione. L'univesrità, da tempo, è divisa fra i corsi dinastici, a cui seguiranno le assegnazioni dinastiche nei ruoli professionali più lucrativi. I "figli d'arte" passeranno senza difficoltà ai test d'ingresso, condurranno un regolare iter di esami e poi subentreranno a papà o mammà; per tutti gli altri, soprattutto per incrementare le entrate degli istituti autonomi universitari e speculando sul desiderio di "addottorarsi" dei giovani e soprattutto delle famiglie, i nuovi corsi in "volo della farfalla", sintesi al ribasso di pluri-corsi et similia. In un primo tempo, i Presidi manager e selezionatori acquisiranno un potere clientelare senza pari: non si sovvertono con una riforma i costumi nazionali. Col tempo, lo spirito rinnovatore sarà riassorbito o si affermerà, riposando, come dicevano gli antichi, sulle ginocchia di Zeus, ma nel frattempo, la qualità della flessibilità mentale delle nuove leva non potrà, al contrario, che irrigidirsi. La scuola che è stata un deposito di lauree non altrimenti, o quaasi, impiegabili e nella quale, acquisita la cattedra, gli insegnati non si peritavano che del giudizio e si limitavano alla lezione programmatica, demandando alle famiglie l'onere assistenziale od economico della promozione dei figli, diventerà la fedele custode dei valori aziendalisti o altrimenti vicari nella società delle remunerazioni calanti, patrocinando tutti gli adeguamenti mediocri al gioco di squadra, alla sussidiarietà a maggior reddito del proprietario, alla mentalità censoria ed escludente per tutto quanto non sia "comprensibile" all'interno del branco. Ma sarà molto poco; quel che di difforme sussisterà, si attesterà sui livelli più bassi del costume e sarà meccanicamente "out". L'Italia è un Paese conformista e poco incline alla battaglia, soprattutto culturale e su questo contano per anestetizzare lo spirito critico e relegarlo in un'area circoscritaa nella quale possa essere disprezzato e, soprattutto, "non possa far danni".

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