domenica 28 giugno 2015

Proposte di liberazione e apparati repressivi.

La proposta greca allEurogruppo di spostare di una settimana i termini per l'approvazione dei diktat della Troika, per sottoporli a tamburo battente al proprio popolo e farsi investire dell'accettazione o del definitivo rifiuto e la chiusura rabbiosa dei burocrati brussellesi, marchia l'Unione dell'euro come una consorteria antidemocratica. Turbato dai sacrifici che le ingiunzioni dei ragionieri dell'Unione avevano imposto alla Grecia, anche Samaras aveva manifestato la necessità di illustrarli agli elettori, ma il giorno dopo aveva dovuto - o meglio aveva accettato di recedere - di fronte al medesimo atteggiamento assunto dagli amministratori degli Stati forti quest'oggi. Tsipras, pur facendo solo quanto è normale ed indispensabile, in una situazione di default, a prescindere dalla strada che si percorrerà, si è sottratto democraticamente all'antidemocratico tentativo di destabilizzarlo ed ha dovuto prendere atto della violenza intrinseca di quelle para-istituzioni. Tutta l'Unione europea ne esce svergognata, mentre i principi fondativi della Comunità si sono dimostrati un paravento ed un'ipocrisia. Con l'Europa unionista andiamo verso un sistema settario e censitario, custode solo dei privilegi finanziari e guidato, dietro impulso dei nord americani, solamente dalla Germania, in quanto Paese più attrezzato dell'intera accozzaglia di situazioni incompatibili. La strada maestra di Syriza è corretta e va percorsa coerentemente. Il mondo gay o una sua parte politicizzata, continua a inanellare riconoscimenti e successi, fino all'equiparazione matrimoniale con gli eterosessuali. E', la loro, una battaglia di riconoscibilità e di accettazione che rimarrà, nella maggior parte dei casi, solo legale: è comunque un bel passo avanti. Poi, la sorte degli omosessuali poveri o comuni sarà segnata dalla stessa ipocrita segregazione morale che coglie i negri ( in questo caso è razziale, ma l'esito è lo steso )in quegli Stati Uniti dove i gay hanno conseguito il loro successo istituzionale più significativo, al quale tutti gli Stati della Federazione dovranno adeguarsi. Non ci sranno problemi in California e a New York, a Chicago e a Boston, ma negli Stati ex ( per modo di dire ) segregazionisti del Sud, sarà un problema, casomai pretestuoso, eccome! Il Parlamento europeo, pochi giorni prima - pur non essendo investito di nessun potere legislativo e non vincolando, quindi, i singoli Stati -, aveva affermato lo stesso principio. Ieri, in alcune città italiane, gli omosessuali hanno manifestato per ottenere gli stessi diritti e le stesse facoltà sancite dal voto parlamentare di Strasburgo e dall'interpretazione vincolante della Suprema Corte degli Stati Uniti. A Milano erano stimati in centomila. Le manifestazioni dei gay assomigliano un po' a quelle secolari, ma intensificatesi nei primi trent'anni del secolo scorso, delle sufraggette che rivendicavano il diritto del voto politico per le donne - buttandosi anche fra le zampe dei cavalli ad Ascot - quando era negato. Si tratta dunque di una rivendicazione squisitamente politica, molto importante e rispettabile, che, proprio per questo, è così attenzionata e sostenuta, così come condannata ed osteggiata, dai partiti o dalla melassa politica movimentista. Quanto al fatto di sposarsi, credo che non costituirà un obblligo, né una convenzione e neppure uno stigma sociale, o, almeno glielo auguro, come a lungo è stato per gli eterosessuali.

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