sabato 21 novembre 2015

Similitudini a diverse latitudini.

L'attacco all'albergo di lusso in Mali, ad opera di terroristi che resteranno ignoti, in quanto tutti eliminati, ricorda, per modalità ed ideologia sottostante, l'attacco al supermercato per stranieri e diplomatici in Kenya, gestito da un imprenditore isareliano. In Kenya gli israeliani coltivano diversi interessi, veicolati e premiati dagli statunitensi per la loro vigilanza, ben più estesa del medioriente. Rappresentano quindi la longa manus della tutela neocoloniale dell'occidente nei loro confronti, in particolare, ma non solo, nel settore turistico. In Mali i francesi stazionano in armi da oltre un anno: sono intervenuti a sostegno di un presidente e di un governo, accettati solo da una metà degli abitanti, mentre l'altra, soggiogata dalla miseria, inclina verso gli islamici. I corpi speciali che hanno fatto strame degli incursori, erano composti da maliani, ma anche dai loro istruttori impegnati sul campo, francesi e statunitensi. In Kenya, come in Mali, l'attacco è stato circoscritto e mirato ai diplomatici stranieri che, in funzione degli interessi, economici e strategici, dei loro governi e della loro imprenditoria, albergano su quei derelitti territori, con tutte le comodità di un confortevole soggiorno, presi ad emblema della dominazione su una massa di diseredati. Parlavano inglese ( il mali è francofono ) con accento nigeriano, ha testimoniato una rock star della Guinea, dopo essere stato rilasciato. Come in altre occasioni consimili, chi ha dimostrato di avere uno straccio di cultura islamica, è stato risparmiato. Aveva per i sequestratori le basi d'assimilazione nel futuro Stato confessionale. Come a proposito dei tecnici dell'E.N.I. e delle compagnie britanniche in Nigeria, gli assalitori, di ideologia e religione islamica, hanno voluto colpire un simbolo della dominazione eterogena dei loro paesi, simbolicamnete annullarla, per consegnare, nella loro fantasia, le risorse ingenti ma sfruttate da altri, alla causa mondiale, globale, dato che non saprebbero farsene un business da gestire in proprio. Tassello dunque circoscritto, nazionalistico e specifico, immesso - anche pretestuosamente - nel grande alveo di una guerra sospinta dal sentimento religioso, ma che ha, nei paesi arabi, uno scopo quanto meno regionale, casomai allargato alle potenze cristiane circonvicine, per conquistarle ( poco probabile ) per colpirle ed arginarle durante al costituzione del rinato e storico Califfato. Lotta, nella quale, richeggiano le grida delle folle di Algeri, insorte simultaneamente dai vicoli della qasba, contro gli occupanti e la sua borghesia in perenne vacanza. Mentre l'occidente si pianifica e si struttura al ribasso, non senza conoscere rivolte nei suoi e dai suoi sobborghi, le masse islamiche, svegliate dal letargo nel quale si stanno acconciando le plebi europee e, sia pure im forme e prospettive ancor più aliene e regressive, si sono riconosciute nello spirito guerriero della loro religione, che interpretano ed esplicano con modalità provinciali o di internazionalismo storico ed acquisito da parte degli stessi colonizzatori, militari ed economici. Una guerra nella quale il sacirficio individuale è un premio.

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