domenica 22 novembre 2015

Le cure immaginarie di immaginarie malattie.

In giro per l'europa, gli anticorpi sono in azione contro la minaccia islamica. Soprattutto in Francia e in Belgio. Ci manca ancora un teorico che inizi la sua battaglia contro l'infezione ebraica, come la chiamò Adolf Hitler nel suo Mein Kampf, tradotta in infezione islamica. L'infezione è una diffusione di batteri generici: con un principe-batterio non si permetterebbero mai. In questa sensibilità è implicita, come nelle dichiarazioni ufficiali, l'annientamento, la soluzione finale, l'eccidio reciproco fra strumenti bellici, cioè persone comuni. Anche l'ISIS, a quanto pare, cerca per ucciderlo, l'unico scampato alla reciproca strage parigina: non si sarebbe fatto saltare in aria, come nelle sue possibilità, dato che era bardato di esplosivo e bulloni. Viva la morte! Possibilmente degli altri, compresi i nostri "martiri". Lo scontro di civiltà, vero manifesto programmatico artificiale della venticinquennali guerre che l'occidente ha portato al medio oriente, era già impolverato sugli scaffali, ma ora torna a costituire una base programmatica per un'america e un'europa in crisi. Lo scrisse, come altre opere ad uso del neo fallimentare imperialismo americano, Samuel Huntington, nel 1996. Lo rileggerò. Il pampa-Papa rispolvera il Vangelo, ma lo fa da peronista, cioè da supporto alla montante corporazione fascista e deculturalizzata degli Stati influenzati ma non più diretti dalla sua dottrina. Lamenta però la sparizione delle antiche comunità cristiane in quelle zone e non pronuncia la parola guerra, ma solo un inutile: fermateli! Come? I musulmani emigrati per cercare una possibilità di vita evoluta o meno infame e che portano certamente con sé la propria cultura - si fa per dire - deterministica, si devono sentire ancor più disprezzati e portati a reagire con risentimento, verso un mondo che non stimano e che subiscono per miseria. In questo senso sono realmente una minaccia potenziale, quanto meno di disordine e contrapposizione sociale su basi mai conosciute nella lotta atavica fra ricchi e poveri, fra poveri e ridicoli e in malafede, emuli dei ricchi. L'europa indebitata con una potenza grigia ma seria, cerca - come fece e fa spesso l'indebitatissimo nord america, di trarsi d'impaccio con la guerra, con l'indotto economico dell'utilizzo degli armamenti, con la stessa tecnica adottata da Putin, oggi alleato della Francia, per affrancarsi dallo sfacelo capitalistico, esportato nel suo immenso Paese, già preda degli oligarchi, prima comunisti. La guerra è una via d'uscita dalle crisi e dal debito, fin dai tempi di Giulio Cesare che, quando ne accumulava troppi, muoveva gli eserciti, conquistava nuovi mercati per l'emigrazione coloniale e per importarne braccia, che allora, senza ipocrisia, si chiamavano schiavi e di cui la moderna classe lavoratrice, è la discendente. Nella prospettiva della fine del lavoro, in termini di stabilità e faticosa prospettiva, familiare e personale, le "orde sciolte", in cerca di identificazione, quale che sia, aumenteranno, anche se, per fortuna, l'islamismo "puro e incontaminato" sarà solo una delle opzioni sul terreno. La situazione è drammatica, un dramma appena iniziato, nel quale le parti sono scambievoli come in un feuilleton decisamente decadente. Continua la vicenda dell'homo sapiens, che, a sua volta, si impose e sterminò il neanderthaliano, quando, attraverso migrazioni, venne a contatto con lui.

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