domenica 15 novembre 2015

Diversamente alleati.

Nel buiolo di retorica guerrafondaia che riempie i notiziari, spiccano, per verità, poche sillabe pronunciate da un leader dei Peshmerga: il combinato-disposto di tutto ciò che avviene si interseca con le colpe e le responsabilità di chi ne è colpito, o meglio, di quelle vittime sacrificali che ne testimoniano il pretesto. I combattenti islamici identificati provengono tutti dalle più povere periferie di Bruxelles e di Parigi, fanno parte quindi di quella "feccia" di cui discettava il presidente di Carla Bruni, appena lasciato dalla moglie, all'epoca delle rivolte sociali delle banlieues. Il ragioniere socialista, che faceva visita a un'attricetta a due isolati dall'Eliseo, a bordo di una moto, ha scatenato, da anni, un'offensiva a tappeto su tutti gli ex possedimenti africani in subbuglio e sulle aree decomposte del medio-oriente. I francesi, a suo tempo, dotarono gli israeliani della tecnologia atomica. "Vi facciamo quanto fate ai nostri connazionali in Siria", hanno affermato i giovanissimi attentatori, ai ballerini di una discoteca metal. E' un dato incontrovertibile. Questi ragazzi sapevano che quello in corso sarebbe stato l'ultimo atto della loro vita e, nella loro cultura e nella loro breve esperienza empirica, la bonomia e il perdono cristiano, ancorché ipocriti, sono indice di debolezza. A giudicare dal contegno degli assalitori-aggrediti, non si può che convenirne. L'esercito straccione impegnato in una guerra di religione non può essere sconfitto perché agisce nello stesso contesto nel quale, fino al giorno prima, ha fatto l'inserviente, l'operaio o il fattorino; solo uno stato totalitario, quindi non mercatario, potrebbe neutralizzarne e non completamente, le azioni. La guerra dei fanti, dei marinai e degli aviatori con stipendio, adddestrati e professionali, non può competere sul campo deistituzionalizzato, con i coscritti di Allah, vero esercito popolare e, se volete, anche straccione, ma non suggestionabile dal proseguimento di una vita di stenti. I Paesi dell'occidente continueranno quindi a perseguire le loro politiche nazionaliste e a condurre i lori razionali massacri in funzione dell'eliminazione e della selezione degli obiettivi e delle gerarchie dei miliziani e troveranno una coesione, un coro di alti lai, solo dopo ogni sacrificio di connazionali indifferenti, da parte dei loro soci dell'ovest. Solo la fine dei sovvenzionamenti dei paesi arabi del golfo e delle altre potenze islamiche, interessate ad interagire con gli eserciti di fatto, metterebbe in crisi il terrorismo fai da te e ne isterilirebbe gli interessi dei suoi capi di ventura. Ma questo, per le stesse ragioni citate riguardo ai nazionalismi europei e nord americani, non avverrà, per un bilanciamento sistematico, instabile e continuo, degli interessi e del collegato potere, dei monarchi e dei dittatori, di diritto o di fatto, dell'area, a meno che, come fece Saddam verso il Kawait e condusse a suon di attentati, per un passato quarantennale, ritenuto non emendabile, Gheddafi-post terrorista e, domani, Assad, ultimo rampollo della dinastia laicista e feroce del Bahat ( come Saddam ), deprivato di opportuni servigi, si scompiglino gli assetti utili dei coloni economici e dei loro ambivalenti fornitori, che ne colgono chiaramente l'incongruità culturale, o, se volete, di civiltà. La stesso risorgente terrore che ha colto Israele, che teme un riposizionamento futuro che lo riemargini in una zona invisa, nella quale ritornerebbe ad essere il popolo paria che è stato. Si continuerà dunque a combattere fra "diversamente alleati".

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