domenica 8 novembre 2015

I desaparecidos di casa nostra.

Dal territorio italiano ne sono scomparsi 3.600, come ha affermato con freddezza nel gennaio 2015 il Ministro degli Interni, Angelino Alfano. Non è chiaro se si tratti di una stima esaustiva dell'intero fenomeno o se sia circoscritta nel tempo, visto che nessuno l’ha commentata, il giorno dopo è sparita e lui non ha approfondito un argomento enunciato, sconvolgente e reiteratamente trascurato. Di questo fenomeno, in Italia, in tempi recenti, abbiamo avuto contezza solo con la scomparsa di Denis Pipitone. Nel dopo guerra, in bianco e nero, un funereo Alberto Sordi interpretò l'oscena figura, quasi giustificata da una prassi rimossa e accettata, la tratta, per la vendita, dei bambini napoletani , procreati in serie, forse proprio a quello scopo. La fiera delle adozioni nasconde certamente, nei suoi interstizi, accanto a prassi regolamentate e controllate, un commercio analogo, come avvenne in molti casi subito dopo la caduta del comunsmo nell'europa dell'est, dove molti bambini furono letteralmente comprati negli orfanotrofi o direttamente dalle famiglie o da ciò che ne restava. “Scompaiono”? Che cosa significa? I bambini non compiono l’azione di scomparire, non vengono risucchiati dal vento o dalla pioggia, ma il silenzio sulla loro scomparsa dipende dal fatto che tutti sanno, o almeno suppongono che, tranne quelli che vanno ad alimentare il mercato della pedofilia, un mercato terrificante e inesplorato, tutti gli altri finiscono nel mercato degli organi. Ogni volta, però, che qualcuno ha provato a parlarne, la notizia non ha attecchito. Nel 2008 le suore Serve di Maria avevano mandato dal Monzambico alla loro Casa generalizia in Roma un appello disperato perché vedevano sparire i bambini del proprio istituto e ne ritrovavano i resti senza occhi, senza reni, senza cuore, nei cassonetti della spazzatura. La loro speranza che il Vaticano, o almeno i giornali italiani ed europei, dessero risonanza a questi atroci delitti, è andata quasi del tutto perduta. Solo il Giornale ha pubblicato allora una serie di servizi molto puntuali, ma il mondo dell'informazione - come definirla? - depotenziata, ha rinchiuso le botole su un affare attuato dagli ultimi fra gli uomini, ma ignorato, per interesse, da chi pratica i trapianti, dagli enti ospedalieri che li ospitano e dalle famiglie dei beneficiari. La loro ovvia risposta sarebbe questa: non ci riguarda, noi agiamo nel rispetto delle leggi che riguardano le nostre competenze ed i nostri ( le famiglie ) interessi. Non sappiamo di chi erano gli organi. L'accorata denuncia delle suore mozambicane è stata lasciata naufragare nel silenzio più agghiacciane e intrinsecamente complice, colluso, di fatto almeno, con pratiche ospedaliere lucrative, influenti ed influenzate. Il grido di quelle suore è stato alto, ma il silenzio, anche del Vaticano, è stato più forte. Da allora tre Papi, uno dei quali, Wojtyla, ha anche presieduto il primo Convegno tenutosi a Roma sui trapianti, si sono susseguiti sul trono di Pietro, ma nessuno ha parlato della scomparsa dei bambini, nessuno ha condannato gli orridi crimini che si commettono nel mondo dei trapianti. Neanche Bergoglio, che ha conosciuto silente i voli della morte nel suo Paese, rifugio di tanti gerarchi nazisti che sfruttarono il "corridoio vaticano" verso l'Argentina. Con il Giubileo si può "perdonare" il divorzio, l’aborto…, ma l'imperdonabile non venne e non viene citato.

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