mercoledì 25 novembre 2015

Scempi del bello e dell'umano...quotidiani.

Dal Museo civico di Verona sono state asportate diverse tele d'autore, per un valore indicativo - che poi è quello del mercato reale del trafugamento di opere d'arte - di quarantacinque milioni di dollari. Un noto critico di tutto e di tutti ha subito sentenziato, parlando del ladro, che doveva trattarsi di un "cretino", perché si trattava di opere troppo note e quindi invendibili. Chissà che fine ha fatto il dipinto del Museo di Udine, da lui allora diretto, del valore approssimativo di settecentomila euro? Ma, a prescindere da queste quisquilie, è certo che, come la Madonna rubata dal Civico di Modena due anni fa ed un'altra opera di soggetto religioso, della quale l'altar maggiore di una basilica, sempre modenese, è stato privato, non saranno finite nella stufa a carbone, dove una mamma rumena gettò la refurtiva artistica dei suoi fanciulli, per timore che venissero scoperti. Qualche collezionista ce l'avrà in parete e la esporrà ai suoi ospiti di assoluta affidabilità e complicità. Avete mai sentito di opere catalogate ma disperse, in possesso di figure dell'arte imprenditoriale, a volte pittori stessi, che, per approdare al Comanducci in vita si erano appoggiati o facevano parte, di famiglia, di circoli - soprattutto milanesi - influenti? Se qualcuno, quando erano ancora viventi o in possesso delle loro facoltà, sosteneva di averli visti, di sicuro non si è mai visto e sentito nessuno degli eredi denunciarne il ritrovamento. La vendita e l'investimento in beni rifugio, eventualmente da smobilizzare attraverso trattative fra privati, se il possessore furtivo ne avesse un giorno la necessità, sono una delle speculazioni ricorrenti dei possessori di grandi patrimoni, che non hanno nessuna remora - anzi ne hanno compiuta conoscenza, diretta od indiretta - a valersi della rete internazionale dei professionisti dei furti pittorici. Si può dire, con sicurezza, che questo business del lavoro informale, si attesti, per l'importanza finanziaria della sua committenza, dopo il traffico di droga, il riciclaggio di denaro sporco, lo smercio o la vendita legale delle armi. Subito dopo, il furto delle opere d'arte è l'attività criminale più lucrosa che esista. Ad alimentare il Museo delle opere scomparse, contribuiscono i committenti, gli intermediari, i professionisti dell'asportazione - non possono, in questo caso, essere definiti manovalanza - i direttori od altrimenti responsabili dei Musei pubblici, che possono fungere da notai per compravendite anonime di opere catalogate e accessibili, preservando l'anonimato del venditore e dell'acquirente, registrando solo il passaggio. Danno il loro contributo prezzolato, custodi e quant'altri in grado di fornire informazioni e logistica. Ma il motore di tutto questo traffico sono ovviamente i soldi, altrimenti inutilizzati di coloro che commissionano i furti ed ai quali sono suggeriti come forma d'investimento da critici, ma anche personale dell'intelligence mondiale, in servizio o in pensione ed ai quali offrono ricetto i caveau delle banche. Gli eserciti della vecchia europa, ogni volta che hanno varcato i confini, hanno avuto cura di rubare, per i loro comandanti, interessati personalmente oppure, in tutto o in parte, a loro volta brasseurs d'affaires, in cambio di utilities mediocri, opere dell'ingegno dal grande valore narcisistico o venale per questi ultimi destinatari. I nazisti furono grandi incettatori di opere artistiche, insieme all'oro degli ebrei, Napoleone altrettanto. Resta solo da chiedersi in che posizione di classifica si collochino i rapimenti a scopo di asportazione e reimpianto di organi, veicolati in paesi corrotti attraverso le stesse strutture ospedaliere o venduti, a favore dei ricchi, nei ( e dai ) continenti più popolati, senza risorse per la stragrande maggioranza delle loro popolazioni. Quanto incida nel business, la tratta delle bianche, attiva a pochi chilometri da noi in Grecia, Turchia, Marocco e Tunisia, lo scempio a pagamento della pedofilia internazionale fra l'Asia, l'Africa, i comitati dei pedofili californiani, i nascosti utilizzatori nei più eleganti anfratti - anche se non solo - delle società opulente ed aristocratiche, anche europee? Scempi del bello e dell'umano, appunto.

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