giovedì 26 novembre 2015

Se c'è uno che la conta giusta...

I turchi abbattono un aereo russo che per 17 secondi aveva sorvolato il loro spazio aereo e minano dalle fondamenta l’alleanza in costruzione di tutte le potenze mondiali contro il Califfato islamico. Un’azione apparentemente ingiustificata e inspiegabile, se non nella logica dei secondi fini. La volontà di Erdogan consiste nel bloccare l’avvicinamento in corso tra Putin e l’Occidente, attraverso la francia che l'ha respinta dall'europa, per mantenere il ruolo di interlocutore privilegiato degli USA nella regione, in una nuova versione dell'argine anti russo. Ma anche in questo caso con distinzioni implicite e tripli giochi. Gli americani "apprezzano" le milizie curde come fanteria a perdere, su quel campo di battaglia, dove Obama non vuole mandare a morire soldati stelle-e-strisce, mentre Ankara paventa il "rischio" di un costituendo Kurdistan indipendente, nascente da una spartizione federale della Siria. Fermo restando che pure il risiko siriano è contenzioso tra russi e americani (Assad sì, Assad no ), mentre il trafelato Hollande fa la spola tra i presidenti delle due potenze, promotrici di prospettive antagonistiche, perchè ha bisogno dell’appoggio di entrambi. Intanto Netanyahu – premier dello Stato d’Israele, che si finanzia presentandosi come avamposto avanzato dell’Occidente, fa partnership sottobanco con l’Arabia Saudita, che pure finanzia l’ISIS, per scornare l’Iran, disponibile a collaborare nella liquidazione degli sciiti del Califfato. Nel mondo degli affari e degli assetti, pericolosamente mobili, del potere, non esistono appartenenze e fedeltà, dalla fine dell'equilibrio fra i blocchi e i sistemi economici. Insomma, l’ennesimo teatro dell’assurdo apparente, in cui nessuna dichiarazione corrisponde a verità. Mentre tutti i dichiaranti continuano a esporre ragioni per posizionarsi dalla parte dei buoni che contrastano i cattivi. Soltanto che la posizione “buona” è affollata di presenze che si rinfacciano reciprocamente la natura di “cattivi”. Anche il teatrino dei comuni mortali, è una recitazione quotidiana di finzioni: nei riti familiari, nei rapporti fra maschi e femmine, nelle prassi lavorative, nelle sinergie sentimentali. Insomma, la verità, ammesso che esista e che non può più stare nel mezzo, perché non ci sono più argini, astrae dalle pulsioni, dai sentimenti intimi, dal fraseggio intellettuale, dalle intenzioni riposte, elaborate dall'esperienza e dalle nostre intenzioni reali, per raggiungere il benessere e, con esso, l'appagamento. La diplomazia delle menzogne, dunque; ogni gesto, commentato pur se cruento, è strumentale all'equilibrio "quo ante" di potere e alla difesa del substrato della propria investitura, mentre lo spirito di conquista provoca distruzioni e viene distruttivamente contrastato, su persone ed aree geografiche lontane e culturalemnte estranee agli epicentri in fibrillare competizione.

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