sabato 21 novembre 2015

Se verrà la guerra...

Armiamoci e partiamo, anzi partite anche voi, perché la Francia, che comunque vi guida, ha bisogno di essere sostituita da voi a tutela dei suoi interessi, perché deve concentrarsi sulla Siria, come già fece in Libia. La Francia è in guerra da molto prima di averla dichiarata ed ha sposato questa scappatoia per ritardare od ottenere una moratoria riguardo ai suoi debiti. Suggeriscce agli altri paesi della Unione europea di imitarla, per ottenere che la Germania si accolli ancora una volta tutte le spese, dato che lei, di guerre, non ha attualmente bisogno. Ma, per ora, ha ottenuto solo di stringere alleanza con la Russia, creando un grave imbarazzo negli Stati Uniti dove il prossimo presidente sarà, per recuperare, un guerrafondaio assoluto. Francia e Russia sono in azione, sinergica e surrogatoria, sul fronte medio orientale e africano, gli Stati Uniti, mai amati dai francesi per le loro pretese egemoniche sui blocchi e sulle alleanze, favoriscono, per le titubanze di Obama e per i limiti militari e finanziari della Nouvelle France, il rilancio in grande stile della Russia, estranea alle loro dinamiche economiche e fortemente impegnata a crearsene di proprie. "Spietati, implacabili", ha sentenziato Hollande con il brio di un uovo di Pasqua e spietatezza sarà, ovunque i jihadisti saranno in grado di replicare. Intanto, sotto l'urto disgregatore di una economia di carta, le Costituzioni vengono cambiate all'impronta, i costumi democratici, che sembravano definitivamente conquistati, vengono accantonati e, alla violenza bellica per il mondo, si affianca una stagione di rinnovato sfruttamento sui lavoratori, su coloro che sono "scelti" perché possano lavorare a condizioni di mancanza di dignità, talvolta neppur avvertita. E', a ben guardare, una lotta fra soggetti delegittimati, atemporali, capaci solo di incrementare la fortuna dei trafficanti d'armi. Nella guerra asimmetrica attuale, i protagonisti più inaspettati vanno a posizionarsi sulla scacchiera, sempre in corso di ridisegnazione, di un mondo senza bussola. Quale modello di società è quello dove è virtuoso spendere in deficit per le armi e vizioso farlo per scuole o ospedali? Sono questi i valori che i governanti proclamano di voler difendere con la guerra? E' semplice: è il nostro modello, nel quale una ridicola se non fosse follemente irrazionale volontà di presa di beneficio è stata instillata da più di vent'anni a questa parte nelle deboli menti di tanti giovani lavoratori che si affacciavano alle carriere con qualche raccomandazione - quando erano fortunati - ma nessuna risorsa critica e di cultura e che, a rotazione, ripetono il canovaccio del successo immaginario, la retorica dell'obiettivo, cioè della conquista, della cancellazione o dell'assimilazione dei competitori: in un'espressione, l'interiorizzazione commerciale del piano di conquista e di superiorità "di un Islam qualsiasi". Sul fronte religioso, il pampa-Papa ha detto: "Chi usa Dio per uccidere bestemmia". Vero! Ma è vero solo per chi usa dio non per uccidere, ma per amare, perdonare, aiutare. Purtroppo o per realistica compensazione, nei testi sacri, dalla Bibbia al Corano, c’è sì un dio dell’amore, della pietà, della misericordia, ma c’è anche un dio dell’odio, della violenza, della guerra. Ognuno si costruisce dio a propria immagine e somiglianza. E per ognuno il vero autentico dio è il proprio dio ("Non avrai altro Dio all’in fuori di me!"). Quello degli altri è falso, un non-dio, un Anti-dio, da combattere e annientare con i suoi fedeli, incarnazione vivente del Nemico, del Male, del Diavolo. Onde, si ritiene "sacrosanta" l'insensata uccisione dei miscredenti nel nome di dio ("dio lo vuole", "deus nobiscum"-dio è con noi). Per fortuna, dio non esiste. Fortuna relativa e per pochi.

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