martedì 24 novembre 2015

Guerra=egemonia in discussione.

La guerra si avvicina: le esigenze nazionalistiche prevalgono sulle strategie complessive e non può essere che così, dato che la finanza senza confini alimenta gli appetiti neo coloniali ed energetici e la ricerca di una facile via d'uscita dalle difficoltà di bilancio. La sensibilità degli arabi immigrati è palesemente a favore di quelle popolazioni che subiscono i raid senza scampo per le famiglie e, in particolare, per i piccoli, le loro madri e gli anziani. I Russi sono all'attacco per mantenere le loro piattaforme strategiche nel mondo, senza le quali non avrebbero più nessun potere contrattuale contro gli Stati Uniti e i suoi satelliti sparsi per il globo. Di conseguenza, Vladimir Putin, come la Francia di cui è diventato il più stretto alleato operativo, partecipa al caleidoscopio dei bombardamenti che riguardano non il nemico dichiarato, ma le fazioni favorevoli o contrarie agli alleati dell'uno e dell'altro. Oggi, un areo da combattimento russo è stato abbattuto in una zona di confine fra la Siria e la Turchia: i piloti, proiettatisi fuori dall'abitacolo in fiamme, sono caduti fra quelle milizie ribelli al regime di Assad ( che ha chiesto ai Russi di intervenire, come un tempo facevano i partiti comunisti in crisi che "chiedevano l'intervento fraterno" delle truppe del Patto di Varsavia. Se sono caduti fra i ribelli significa che li stavano bombardando, così come Turchi si concentrano soprattutto sui Curdi, alleati scalzi dell'occidente, mentre creano zone franche per i combattenti del Califfato, che finanziano come fanno i Sauditi, i maggiori venditori di petrolio all'occidente. L'incidente è stato cercato - da chi non si saprà mai - per stabilire un confine agli interessi in competizione, basato esclusivamente sull'uso della forza. In passato, molte guerre, a cominciare da quella del Vietnam, furono pretestuosamente causate da incidenti causati ad arte ( come quello che si verificò nel Golfo del Tonchino )e la stessa resa dei conti con il dittaore dell'Iraq, che ha dato la stura all'ISIS, fu giustificata con delle sfacciate affermazioni circa il possesso di armi di distruzione di massa, di un regime che controllava solo la parte mediana del suo paese, circondato da due no fly zone. I Russi vogliono proprio evitare di essere assediati, circondati e, casomai, aspirano ad espandersi o ad influenzare il continente. Ma le trame dei Paesi estranei, sentiti come ostili, non hanno mai consentito alla Russia di stare tranquilla e l'hanno impegnata in una guerra, diretta e per procura, di logoramento. La Turchia del neo confessionale Erdogan - a detta dei Russi - foraggia e fomenta anche i Ceceni e gli islamici provenienti da talune regioni russe e il confronto - se mai è stato diverso - si esercita fra uno Stato isolazionista sul piano politico seppur aperto su quello culturale, di forti tradizioni spirituali e spiritualiste e un formidabile apparato militare che, respinto, anche in ragione della sua forza, che, come la Russia, per non indebolirsi nel tempo, ha riscoperto la sua atavica aspirazione ad essere la potenza egemone, non araba, dell'Islam. Avrebbe potuto esercitare questo ruolo "moderatore" dall'interno di un'Unione europea a lei allargata? E' un'ipotesi suggestiva, ma - secondo me - destinata ad infrangersi prima o poi contro le dicotomie culturali e l'eterogeneità delle aspirazioni, per cui, è stata saggia la posizione della Francia, memore di essere uno Stato illuminista, nel volerla escludere. L'utopistica posizione di Barak Obama che ha cercato di mitigare l'impegno imperialistico degli Stati Uniti, per cercare - senza riuscirci, se non in misura molto modesta - di assicurare una pensione e un'assistenza sanitaria ai suoi concittadini, ha stemperato l'egemonia nord americana nel mondo e il prossimo Presidente, sarà - se ancora potrà - per forza di cose un estremista "morale" in funzione bellicista. Intanto la possibilità di un innesco della polveriera aumenta ogni giorno che passa.

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