mercoledì 24 settembre 2014

Messaggi e interpretazioni.

Andare a fare trekking in Algeria, vuol proprio dire andarsela a cercare. In particolare da parte di un francese. Scacciati dall'autentica insurrezione popolare per le strade ed i vicoli di Algeri, i francesi vi sono ritornati con il colpo di stato che da oltre vent'anni ha cassato la debole e contradittoria democrazia algerina, ripiombando il Paese nella dittaura neocoloniale. Dopo anni di guerriglia sorda e stragi perpetrate dall'esercito, è cominciato un lento e nascosto riallineamento sulle posizioni del movimentisno armato, religioso ed ideologico che, ultimamante, aveva trovato un modello a cui ispirarsi nel costituendo califfato iracheno-siriano. L'aviazione francese è stata competitivamente più zelante di quella inglese nell'affiancare gli statunitensi nei loro bombardamenti massivi sulle posizioni occupate dall'Is che, da fonti non verificabili, provocano cento morti al giorno. Ecco che l'esecuzione di un escursionista francese - un Governo serio e non dissimulatore dovrebbe proibire in questi frangenti il turismo in certi paesi - appena tre giorni dopo il rapimento e un messaggio nel quale costui invocava la cessazione dei bombardamenti da parte della Francia, ha sancito la vendetta simbolica ed espiatoria. La Francia, come l'Italia, ha spesso pagato cospicui riscatti per far rilasciare i suoi cittadini, ma questa volta l'interesse preminente di cobelligerare nelle zone del suo ex dominio coloniale, non la ha indotta alla pietà. L'Italia se ne sta al largo ed ha già annunciato che pagherà ancora, ma l'Italia, a parte la Libia e l'Eritrea, non è stata colonizzatrice di altri popoli e persegue i suoi interessi soprattutto con la corruzione e la collateralità "umanitaria" con gli alleati. Ciò non di meno, la presenza di sessantacinque paracadutisti incursori potrebbe presto assegnarci il ruolo di nemici, se l'azione di questi commandos sarà efficace e sanguinosa. il prelato polacco, ospitato in Vaticano ed ivi arrestato per decisione del suo Sovrano, nel timore che potesse fuggire, sarà giudicato da una Corte presieduta da un magistrato italiano e, se condannato, estradato per l'incarcerazione. Il Papa ha fatto bene a inaugurare la linea della separazione da queste figure odiose, ma un caso non deve fuorviare: chiunque, ecclesiastico o non, deve essere perseguito e l'obbligo di colaborazione giudiziaria, almeno per queste specie, deve essere sancito; altro che "non siamo pubblici ufficiali" della Conferenza episcopale italiana. Il sorriso fiducioso del negretto dominicano, riprodotto sulla stampa con la mano bonaria dell'Arcivescovo sul capo, lo reclama. Oggi, Ferruccio De Bortoli, nel suo editoriale di inaugurazione della nuova veste grafica del Corriere della Sera, inopinatamente, demolisce la figura di Matteo Renzi, contornatosi di ministri non in grado di dargli ombra, di toscani, come se fosse ancora un amministratore locale; le sue poche proposte sarebbero odoranti di massoneria. Il giornale di via Solferino è, per linea e tradizione, filogovernativo e un attacco così smaccato ad un primo ministro in carica è una novità assoluta. De Bortoli lascerà in primavera la direzione per la seconda volta; era ritornato in sella dopo la defenestrazione voluta da Silvio Berlusconi. Ma gli industriali lo accolsero ponendolo alla guida del Sole 24 ore. De Bortoli, infatti, è stato sempre un giornalista economico, ben introdotto e legato agli apparati tintinnanti dell'editoria, per questo la sua intemerata, così inusuale, sucita più interrogativi che convinzioni. Che la classe imprenditorale italiana, quella grande, sopravvissuta alla crisi, abbia ispirato la demolizione ufficiale del Governo degli annunci, eterodiretto e foriero di torbidi in quel che rimane degli stabilimenti produttivi nazionali? Quesiti che non saranno mai sciolti esplicitamente e che gli adattamenti empirici renderanno poco interpretabili, ma la separatezza della grande borghesia dal renzismo è stata sancita. Spiaccicato il gelato per terra, Renzie si calerà un cappuccio in testa?

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