venerdì 12 settembre 2014

La tristezza dell'assassino.

Oscar Pistorius è dunque colpevole di omicidio, senza premeditazione. Era un po' incazzato e, detenendo una pistola per difendersi dai negri, ha fatto fuori inavvertitamente la modella e fidanzata, mentre sparava a casaccio. La giovane vistosa, fidanzata di un uomo senza la metà degli arti inferiori, certamente per la notorietà che le procurava, o si era stancata di lui o è rimasta vittima della paturnie che certamente albergavano nella mente di un uomo tanto menomato, che cercava di competere con delle protesi con gli uomini normali. In più deve aver giocato l'orgoglio del ricco, la cui presunzione era costantemente contraddetta dall'inabilità, dal doversi smontare ogni sera e rimontare ogni mattina, dal dover calzare con delle scarpe l'estremità di due ferri ammortizzati. Resta il fatto che la giovane donna non vive più e che le attenuanti concesse salomonicamente dalla Corte sudafricana, sono prive di logica che non sia privilegiatrice di uno status. Pistorius disse di aver scambiato, al buio, la sagoma della fidanzata con quella di un ladro e di aver sparato alla cieca. Senza accogliere la sua offensiva versione, i giudici gli hanno accordato i benefici conformi alla sgangherata tesi difensiva. E questo è un altro oltraggio, alla morta e alla giustizia.

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