giovedì 11 settembre 2014

Le ragioni, neanche tanto nascoste, delle cose.

Tredici anni fa, alcuni infiltrati di Al Qaeda negli Stati Uniti, tutti yemeniti e sauditi, come il loro ispiratore, Osama Bin Laden, trasformarono in ordigno umano due aerei di linea, mentre un terzo mancava l'obiettivo. Qurantunanni or sono, a Santiago del Cile, uno dei tanti colpi di Stato eterodiretti dagli Stati Uniti, rovesciava una democrazia che sembrava immune dai pronunciamenti militari, di eserciti tutelanti solo gli interessi delle classi possidenti e che mai sono stati impegnati in una guerra e ne uccideva il Presidente costituzionale. Ne seguirà una delle più feroci e disumane repressioni, fatta di sparizioni, assassinii e vieta subordinazione agli Stati Uniti, che poterono sperimentare in corpore vivo le teorie dei Chicago boys. L'America del nord si raccoglie nella commemorazione, dimentica delle tante soperchierie che ha consumato nella sua breve esperienza di superpotenza, che emerse in embrione al termine della prima guerra mondiale e si affermò, con la sola contrapposizione dell'Unione sovietica, al termine della seconda. Lo stesso scenario odierno, dopo che una prima "ubriacatura" eltsiniana aveva ridotto la Russia nella topaia economica e morale d'Europa. Il globalismo senza argini ha coinvolto popoli per decenni marginali, ma chiusi e fieri nelle loro convinzioni e tradizioni, controllati e sottoposti alla vigilanza di dittatori laici, poi rimossi. Per questa ragione l'Islam militante è diventato il competitor principale dei Paesi dell'occidente, di cui gli americani sono i leader. Putin, per parte sua, ha rimesso in rotta la Russia, superandone la stentata e fallimentare democrazia finanziaria, riportandosi con durezza e determinazione sul proscenio mondiale. Il mondialismo, che altro non è che il capitalismo di sempre, ha già trovato i suoi contraltari.

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