lunedì 15 settembre 2014

Legami scioglibili.

Era il 1974 quando il divorzio fu confermato nell'ordinamento giuridico italiano da un referendum popolare che vide il nord prevalere sulla Vandea meridionale e sanfedista. Fosse stato per le regioni del sud, la facoltà civile di sciogliere il matrimonio non sarebbe passata, così come la monarchia sarebbe stata la forma istituzionale della nazione. Nonostante le "zone bianche" presenti anche nel lombardo-veneto, lo smacco alla Chiesa cattolica, che aveva imposto il referendum alla Democrazia cristiana, fu clamoroso e segnò il declino di quel partito, al potere dal dopoguerra. La D.C. e la Chiesa stessa si trovarono di nuovo alleate con il fascismo del M.S.I., in una sintesi storicamente tante volte realizzatasi, della conservazione fondiaria, finanziaria e di costume. Amintore Fanfani, allora segretario democristiano arringava i contadini siciliani nei paesi, sostenendo che se la serva e la signora fossero fuggite insieme, i mariti sarebbero rimasti soli come degli scimuniti. L'accoppiata Lombardi-Casini capitanò il fronte del si all'abrogazione; il Partito comunista italiano, che fece di tutto per evitare il referendum, finalmente si schierò per il diritto civilistico di por fine legalmente al contratto matrimoniale e il pur timido Enrico Berlinguer si impegnò a mobilitare le masse popolari contro una restaurazione sacramental-clericale che avrebbe cementato un nuovo connubio di potere. I promotori della legge sulla cessazione degli effetti civili del matrimonio furono il liberale Baslini e il socialista Fortuna, le due forze laiche e storiche della società nazionale. Il fronte cattolico si frazionò; Arturo Carlo Jemolo sulla destra e Raniero La Valle sulla sinistra, lavorarono ai fianchi il prevalente mondo cattolico conservatore e il risultato fu una vittoria storica che rinfrancò gli eredi dei diritti dell'uomo e del cittadino. Lo scontro impegnò tutte le forze politiche e culturali del Paese e il confronto fra conservazione e innovazione si fece esplicito, nonostante la proposta di Andreotti di rendere scioglibile il matrimonio civile e mantenere l'indissolubilità per quelli concordatari. La Chiesa eccepì il vulnus al testo concordatario, recepito nella Costituzione per volere dei comunisti, che sapevano di avere una base in gran parte rivoluzionaria e devota nel contempo, secondo la paradossia italiana, ma la Corte costituzionale, nella sua autonomia, diede un'interpretazione differente, che il referendum non riuscì a sovvertire. Fu la dimostrazione palese della reazionarietà della Chiesa cattolica, che solo dopo l'esito della consultazione introdusse i corsi prematrimoniali obbligatori per i cattolici. Fu una figuraccia mondiale; il Paese cattolico per eccellenza si dimostrò quale era realmente e Fanfani ne prese atto e vi si inchinò. Ora, il divorzio quinquennale, se consensuale, e settennale se contrastato, si può ottenere senza pronunciamento del giudice, sulla base di una trattativa fra i rispettivi legali, in termini rapidi, come nel resto del mondo, o quasi. La Chiesa, o parte di essa, sta prendendo atto della situazione, nonostante che negli anni successivi all'introduzione del divorzio avesse moltiplicato gli annullamenti rotali e sta prendendo in considerazione di riammettere ai sacramenti i divorziati. ma tutto ciò, a noi laici, non interessa. La banalità tardiva di quella fremente battaglia è attestata dagli sviluppi attuali, ma la soddisfazione fu grande. Si pensava che ci sarebbero stati ulteriori sviluppi, che in parte ci furono. Oggi l'evoluzione è solo un adeguamento alle normative civilistiche europee, i Lombardi e i Casini tacciono, la Chiesa fa finta di niente. Sia detto a merito di Valerie Giscard d'Estaing che si battè vittoriosamente contro l'inserimento nella Carta dei principi europei, della matrice cristiana dell'Europa. "Fareste in Europa quello che siete usi a fare in Italia" replicò al Vaticano. Aveva perfettamente ragione. Ma la lotta per la libertà non conoscerà soste né riposi sugli allori, andrà soggetta a stasi e regressioni oppure a sviluppi e progressi e parziali regressioni. Basta sapere con certezza da che parte si vuole stare.

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