giovedì 11 settembre 2014

L'esito è sempre lo stesso.

L'orsa Daniza è infine morta, vittima di una narcosi tossica, secondo i rigidi protocolli della Regione Trentino, il cui vantato spirito ecologico si è infranto contro la natura. Daniza e i suoi due cuccioli, ancora immaturi per un mese, si è detto subito dopo, rispetto al tempo in cui la madre, verificatene le capacità autonome, li lascia alla loro vita, sono stati intercettati dai contractors ecologici e, nonostante fossero sfuggiti alle numerose trappole disseminate sul loro territorio, per l'istinto perizioso dell'orsa, non hanno potuto evitare ( almeno in due )la freccia-siringa ha ucciso Daniza. Doveva essere una dose doppia. Pare che in realtà, l'accudimento alla vita dei piccoli richieda dai ventidue ai trentaquattro mesi, durante i quali la madre gli insegna a guardarsi dai pericoli - anche a quelli recati dagli orsi maschi adulti - a cacciare e ad organizzarsi la vita fra attività, accumulo di grassi e letarghi stagionali. Un cucciolo è sfuggito alla cattura; un altro è stato marcato con un rilevatore di presenza e abbandonato - così deve essersi sentito -. Adesso pare che si siano ricongiunti e che vadano insieme verso una sicura morte. Il commercialista, Ministro per l'ambiente, si è profuso in una lamentazione tanto incompetente, quanto ipocrita. Sembra che tutto si sia svolto a sua insaputa, anzi contro la sua volontà, trattandosi di regione autonoma. Daniza aveva a suo tempo intercettato un cercatore di funghi che aveva avvicinato i suoi piccoli, mentre lei era in cerca di cibo e, come usa in natura, lo aveva levato di torno a suon di ceffoni ungolati. Nulla di non etologico. Io sono stato caricato solo da due maiali selvatici in Corsica, quando, appartatomi per urinare, ho avvertito prima il grugnire della scrofa, che poi è uscita dei cespugli e poi il rimbombo del maschio che si è catapultato a difesa della famiglia. Era veramente incazzato quel buon padre di famiglia; la sua espressione ricordo oggi con simpatia. Sono stato anche frequentatore delle montagne del trentino, con la mia famiglia, da bambino. Lungo il tragitto incontravamo spesso delle donne dagli abiti tradizionali con la gerla sulle spalle; capitava di tanto in tanto che si sentisse dire che una era stata aggredita proprio dagli orsi, avendo inavvertitamente invaso il loro campo d'azione. Allora si organizzavano delle battute per uccidere l'orso che aveva rotto il tabù dell'aggressione all'uomo e lo si uccideva. Propio come ora, pur nell'ossequio a tutti i protocolli della naturalistica regione alpina.

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