domenica 5 luglio 2015

Sarà democratica l'europa?

Si profila un netto successo del "no" nel referendum che si è finalmente tenuto, superando i diktat imperiosi dei parenti-serpenti dell'Unione. Adesso, forti della riconferma del loro mandato a governare, i dirigenti di Syriza reclamano una trattativa breve che, in quarant'ottoore porti alla moratoria ventennale ( pari al periodo previsto del riduure del 40% il deficit, da parte dell'Italia ) e alla decurtazione del 30% del debito greco. Trattandosi di dieci milioni di cittadini e di un debito in obbligazioni pubbliche di 320 mld di euro, è chiaro che si punta a trasformare il diniego al massacro sociale in uno spunto dialettico per non pagare mai un debito così ingente, senza appaltarsi, come una colonia, alle banche delle altre nazioni che, di titoli greci, sono replete. Io ho apprezzato molto la decisione di far esprimere i Greci su un tema che li riguarda e sono lieto del risultato, perché riafferma la potestà popolare che, in Italia ma non in altri paesi europei, si è accantonata, dimostrando così la gravità della crisi e il demando esclusivo a rappresentanze di potentati non elette. E' chiaro però che la situazione non muta, a livello internazionale, col solo voto di maggioranza di un Paese insolvente..insolvente in rapporto all'euro. Penso pertanto, che la normale dialettica debba portare la Grecia ad uscire dall'euro, ripartendo da zero, cioè, cominciando a lavorare, forse per la prima volta. Il probabile voto d'orgoglio, origina dalle metropoli intasate, nel cui ambito, i pensionati pubblici avrebbero invece avallato la tesi della subordinazione coloniale, soprattutto ad opera dei giovani. E' un bel sintomo, in una nazione allo stremo. I media italiani, da un lato, aprono ai vincitori, ma solo a livello di cronaca, dall'altro sono estremamente frettolosi, in attesa della reazione della Troika, a nome dei Paesi dominanti, U.S.A. compresi. In una gara contro il tempo, il ministro delle finanze, il greco-australiano Varoufakis, resterà in riunione tutta la notte con i vertici del sistema bacario nazionale che, domani, rischia di riaprire con facoltà di prelievo limitata ai venti euro procapite. Se i creditori reclameranno il saldo subito, la Grecia sarà fallita, ma potrà ricominciare sulle sue gambe, pur col rischio interno di un forte incremento della destra fascista. Gli altri paesi pigs dovranno accontentarsi del solito pastone, ammannito al solo scopo del dominio sperequato di classi sociali e agglomerati satellitari della Germania. Mi chiedo: potrà competere con la Russia e con i BRICS, l'Italia, la Spagna e il Portogallo? Intanto, quaranta milioni di euro nostrani sono spariti. Faremo un referendum per i sacrifici suppletivi? Sarà una tela di Penelope? L'estate 2015 non vede dittatori da rovesciare, ma Paesi da normalizzare, con i più piccoli - politicamente non incolpevoli - a fare da protagonisti. Da reprimere? E come?

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