mercoledì 1 luglio 2015

I contributi di cui si gode.

L'Unità è un concetto filosofico e religioso: dio è uno. L'unità dei lavoratori, delle masse dei credenti nel loro credo che neppure padroneggiano,. L'Unità è anche un giornale attraverso il quale Antonio Gramsci, un grande pensatore e un pensatore anomalo nel panorama italiano - soprattutto per l'onestà - esprimeva la necessità tattica e strategica del comunismo. La "reductio ad unum", per fortuna non si verificò, sarebbe stata la base di un artificio e di un totalitarismo, ma le vie e gli appetiti che la osteggiarono furono, non solo ignobili, ma bottegai e privi di coscienza civile. Per questo, per tutta la storia dell'Italia contemporanea, i pensatori comunisti furono spesso gli artefici dell'emancipazione culturale del popolo nell'organizzazione del partito che, per fortuna e condizionamenti spartitori internazionali, non riuscì mai a farsi Stato. L'Unità ha goduto, come tutta la stampa di partito, di ingenti sovvenzioni pubbliche; ne ha goduto anche la stampa privata, per decenni. E' caduta dieci anni fa e due anni or sono. Nella sua seconda riedizione che ne ha comportato anche uno snaturamento, per l'adeguamento contraddittorio ad un movimento fluido: l'Ulivo, il PDS, i DS, passando per la Margherita, fino al PD. Nonostante le sovvenzioni pubbliche e il passaggio in gestione editoriale privata, è fallita, anche sul piano amministrativo, due volte di fila. Dunque, le sovvenzioni pubbliche di cui ha goduto, nel baillamme del contenitore di posizioni ed interessi incongrui, non è bastato, mentre in passsato si sosteneva, godeva anche della diffusione fra i due milioni di militanti iscritti al P.C.I. ( oggi ridotti "a uno" ) e, prima della democrazia, della diffusione clandestina, voce dissonante e di sinistra verso il regime. Allora sì che non godeva di nessun finanziamento pubblico e neppure privato, per un coacervo di interessi. Eccola riapparire in versione tricolore con il solo riferimento al fondatore nella testata, quel Gramsci che analizzò, criticò con acume e libertà, adatte ad un Paese non mafioso, come è invece il nostro, le stratificazioni della società italiana, traducendone le posizioni morali nei termini materialistici della dottrina marxista di cui era intelligente cultore. Morì per le conseguenze del carcere, senza mai sperimentare la corruzione dell'esperienza politica, che fu invece lo sterile volano di Palmiro Togliatti. Riprende le pubblicazioni pubblicando a rate l'enciclica "Laudato sii.." di Francesco I, si pubblicizzza in mano alla botticelliana ministra Maria Elena Boschi, figlia del chairman della Banca dell'Etruria in amministrazione controllata. Insomma, la sintesi, in termini di puro potere, della confusa ma violenta politica italiana che invece Antonio Gramsci analizzava, anzi vivisezionava. L'Unità, un mito, questa volta, per di più, confuso, il contrario dell'ipotesi del suo fondatore. Sarebbe meglio togliere il riferimento, anche perché molti dei suoi lettori neppur sanno chi è stato Antonio Gramsci e, se lo sanno, sanno anche di non aver più nulla da temere dalla sua capacità d'analisi, che ne fa oggi, ma a livello elitario, l'autore italiano più consultato nel mondo.

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