giovedì 16 luglio 2015

Assistenza "alla greca".

Per rendersi conto del declino morale, prima che economico, della nazione, basterebbe ostinarsi a sopravvivere. Tutto è "tarato" sulla media di sopravvivenza, così come, nelle aziende, sull'efficacia generazionale delle performances. Dopo una "rianimazione" veloce, qualunque degente, ospitato a spese dello Stato, è dimesso o presso un cronicario, un hospice o la propria famiglia se in grado di assisterlo. Anche se colpito da ictus. Al costo delle badanti, ormai non più all'altezza della situazione, si aggiungono quello dell'assistenza specializzata e di quella infermieristica, che agenzie "telefoniche" amministrano a venti euro all'ora, per sei ore, tre volte al giorno. Oppure esistono centri privati riabilitativi che chiedono duecentocinquanta euro al giorno per dieci-quindici giorni, ben sapendo che la deriva dell'età comporterà, ammesso che sia superata la difficoltà contingente, un'altra necessità, poi un'altra e via sopravvivendo, per far prosperare la medicina privata. Le badanti notturne, quelle diurne specializzate e le infermiere/i non prestano la loro opera allo stesso paziente per più di tre giorni: troppo grande è la preoccupazione che ci si affezioni reciprocamente e che il business ne risenta. Il personale in carico, ossia le badanti non più adeguate, hanno diritto di terminare il mandato, se temporanee come la maggior parte delle "sostitute" in questo periodo estivo, o di essere pagate fino alla fine mentre per le effettive è previsto il diritto di riprendere servizio, al termine del congedo, per quindici giorni. Il tutto condito da indennità per mancata fruizione delle ferie, contributi pesanti ecc. E questa sarebbe l'assistenza "alla greca"? Sembra piuttosto roba da ricchi e, per certi aspetti lo è. L'assistenza "alla greca", in accelerazione, è quella che tocca alle persone sole, alle indigenti e a quelle con i parenti con le valigie in mano per le vacanze, a loro volta, in taluni casi, indebitati o sul crinale di crisi professionali: per costoro, vecchi e malati, non c'è nulla. La struttura ospedaliera pubblica non è responsabile della loro sopravvievnza e neppure del loro stato d'animo mentre accelerano verso la fine; tutto viene demandato alla famiglia, ove presente, in condizioni deficitarie rispetto ai "presidi" previsti ma non immediati rispetto alle dimissioni che vengono annunciate il pomeriggio del giorno prima per quello del giorno successivo. Insomma, si fa con quel che c'è privatamente, al confronto con quello che sul piano medico e patologico si deve affrontare. Lo si affronta da soli, "serenamente", contornati dall'inutile e forse un po' soffocante, vicinanza dei parenti ( quando li si ha ) contriti.

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