lunedì 13 luglio 2015

Fotocopie.

Fra le condizioni imposte alla Grecia risaltano le privatizzazioni che furono realizzate in Italia venticinque anni fa, sempre sottotraccia. Fu cancellata l'IRI, "fuse" le sue banche, vendute le sue aziende. Da tutto questo ai cittadini ed ai lavoratori non è venuto nessun vantaggio. L'orgia delle fusioni non si è più interrotta, i rami d'azienda sono stati venduti partitamente e, per l'autunno, si annuncia una nuova tornata di accorpamenti, non solo di aziende che avevano esaurito la loro funzione, ma anche di aziende decotte e di "popolari" quotate in Borsa. Il sistema corporativo, ereditato dal fascismo, aveva dato luogo a molte rilassatezze, corruzioni e, soprattutto, ad un clientelismo di vertice e plebeo, al quale si erano facilmente acconciati tutti i mediocri protagosnisti di una rappresentazione conformistica. Non diversamente da adesso, in scenari confusi ma diversi. La lettera della Unione europea alle istituzioni italiane del 2011 è disvelata, petalo dopo petalo, dalle imposizioni esplicite e frettolose irrogate alla Grecia: oltre a quelle già sottolineate, ne spicca un'altra già ipocritamente sperimentata in Italia, la fine della contrattazione collettiva nazionale di lavoro, categoria per categoria, fatta eccezione per quella - vedi caso - bancaria. Alla luce di questo si spiegano i riflussi contenitivi di un contratto bancario di puro mantenimento dello status quo ( oltre, per ragioni politiche, non si poteva andare ) ed il crollo del contratto di categoria in tutti gli altri settori, dai quali si sono affrancati, fiscalmente e territorialmente, i soggetti che avevano interagito con il precedente sistema, rivestendo in quel contesto una posizione di tutela e di privilegio, oggi impegnati sul fronte estero. Con i denari che vengono realizzati attraverso l'internazionalizzzazione del lavoro non saranno acquistabili i beni prodotti dagli impoveriti ex lavoratori italiani, alla stessa stregua di quelli serbi, albanesi, ecc. Così sarà per i greci. Il contegno dei sindacati nazionali - senza farsi troppo suggestionare dall'apparente diversità della CGIL, che ha solo perso l'aggancio al Governo-amico - va letto ed interpretato alla luce di quanto precede e che solo ora, per interposto default, viene chiaramente disvelato anche se era già evidente nei fatti e nell'impotenza, ma anche nella vigliaccheria di una classe cooptata al potere da interessi alieni, così conforme, però, al costume di quasi tutti gli altri italiani. Franza o Spagna, purché se magna. Almeno così si continua a sperare.

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