domenica 24 novembre 2013

Realtà evidenti che non si vogliono prendere in considerazione.

Le PMI italiane hanno già chiuso a centinaia e abbattuto il reddito di intere province. La maggior parte degli imprenditori ha dovuto subire una crisi indotta dalla supina accettazione dei diktat di una entità estranea alla tradizione ed ai costumi sui quali si era fondata la dorsale economica dell'Italia, che aveva visto una partecipazione territoriale e professionale alle vicende della produzione e consentito alle maestranze di mantenere la vicinanza al loro territorio e di consolidare i propri legami morali ma anche economici. Qualche imprenditore se ne è andato solo perché stufo o perché troppo anziano per affrontare nuove riconversioni, qualcun'altro ha delocalizzato gli impianti e le commesse. Molti altri, in condizioni di difficoltà e di solitudine e con un'attività forzatamente ridotta, continuano a battere il chiodo, fidando sulla abnegazione e sulla energia di motivate new entry, non ancora involute in pure contorsioni speculative. Uno di questi lo conosco bene. E' mio nipote. " La crisi è una sintesi di tre problematiche Lavoro (sfruttamento) Tasse (paradisi fiscali) Istituzioni (conniventi con chi sfrutta). Europa Lavoro, e lo sfruttamento dei “paradisi produttivi” Risultato: Ingiustizia e sperequazione PMI e ruolo per una migliore redistribuzione e più dignità Le PMI hanno un ruolo importantissimo, non soltanto in Italia, non soltanto perché considerate spina dorsale e muscolatura economica del paese, ma per la loro capacità di far fiorire le persone, di migliorarne le capacità attraverso il Lavoro, di garantire loro e insieme a loro un futuro concreto. La possibilità di costruirsi una famiglia in una casa e riempire la propria vita di bei ricordi. Ogni piccola impresa ha un capo officina, ha un capo ufficio commerciale, ha un capo ufficio tecnico. Per quanto possano essere ridimensionabili queste figure in relazione all'organizzazione aziendale nel suo complesso, ognuna di queste figure avrà la possibilità di distinguersi nel mondo grazie alle proprie capacità (es. diverrò il più bravo commerciale del settore puntaspilli) e di ottenere una certa tranquillità economica. Lavoratori retribuiti possono consumare e rilanciare il volano economico Centri storici e grandi catene. Un sistema che premia soltanto le aziende di grosse dimensioni, capaci di internazionalizzarsi, di portare la produzione in low cost country (Cina, India, Vietnam, Cambogia etc…) e la sede legale in qualche paradiso fiscale. Aziende spesso prive di tecnologia e qualità del prodotto, ma capaci di svendere beni a bassissimo prezzo, aziende che soppiantano le nostre botteghe storiche nei centri urbani, a volte medievali, trasformandoli in orridi ibridi tra centri commerciali e discoteche. Aziende che si avvalgono dei contratti a tempo determinato per quella poca manodopera che sfruttano dove il materiale viene venduto. Lavori spersonalizzati e spersonalizzanti, dove le competenze e l’investimento in capitale umano non vengono neppure presi in considerazione. Meglio avere persone con un futuro incerto che lavorano in strutture dove tutto è preimpostato, con la spada di Damocle del non rinnovo, e dove metterci del proprio può essere controproducente per il lavoratore. Noi invece abbiamo sempre saputo che un dipendente è un investimento per una azienda. È necessario insegnare il mestiere (pratica assai costosa) e cercare di estrarre il meglio dalle persone in funzione delle capacità dei singoli, per cercare di ottenere le migliori professionalità possibili. Alla base di ciò c’è un discorso umano, e non economico. Avere i migliori significa poter costruire la squadra migliore, nella quale ognuno si riconosce, si rispecchia nella base di ciò che è più importante per un lavoratore, per un uomo: la Dignità. Quando tornerete in Centro cercate di evitare quei postriboli commerciali, dove tutto è stato barattato con la marginalità e con il profitto, a partire dalla dignità umana. Aziende che producono in paesi dove la popolazione accetta condizioni di lavoro inumane, dove persino chi viene assunto per lavorare 12 o più ore al giorno è sottoposto all’umiliazione di non poter avere un compenso sufficiente per coprire i costi necessari alla propria nutrizione. E mentre ciò avviene, molte aziende Italiane chiudono i battenti, incapaci di confrontarsi con realtà così rapaci, mentre general manager, CEO, e altri clarkipodi volano in business class alla ricerca di nuove realtà da spremere, spolpare. Gente appositamente selezionata per alcune capacità e una assoluta noncuranza per nulla che non aumenti il profitto, certamente i loro stessi stipendi. I nuovi negrieri. Bisogna fermare tutto questo. La globalizzazione non può essere un grosso affare per pochi, ma l’occasione di migliorare l’umanità nel suo insieme. DECISAMENTE NON SENZA RETORICA!!(?) Che cosa vuol dire? Non capisco. Caos e ordine Trattasi delle due fasi costituenti del cosiddetto sviluppo. Una parte creativa, detta caos, permette di produrre nuovi comportamenti, elaborare nuove idee. Supponiamo che la totalità delle persone viva in un appartamento con un soggiorno con un tavolo e una porta apribile soltanto con delle chiavi che normalmente teniamo in tasca. Un giorno in cui abbiamo più fretta del solito decidiamo di appoggiare le chiavi sul tavolo, in soggiorno e prendiamo l’abitudine di lasciarle lì perché è più comodo che rimetterle in tasca. Supponiamo altresì che chi condivide la casa con noi non possa condividere anche la nostra scelta di lasciare le chiavi sul tavolo, in quanto si tratta di uno studente che usa il tavolo per i propri studi. A questo punto si rende necessaria la seconda fase: l’Ordine. La fase detta Ordine diverrà un processo attraverso il quale si renderà un po’meno efficiente per noi l’ingresso in casa, in quanto sarà frutto di una trattativa, magari conclusa con la regalia di uno svuotatasche da lasciare su di una mensola all’ingresso, ma congeniale a tutti, finalizzato al rispetto di tutti. E da una prima efficienza realizzata, ma pagata con una disefficienza da altri, (una esternalità negativa), passeremo ad una Paretoefficienza, una situazione migliorativa per tutti. Spesso le fasi di crisi, sono da legare strettamente alle fasi di caos, tuttavia le fasi di crescita sono strettamente connaturate all’ordine. È ormai da troppo tempo che viviamo in periodo di caos/crisi e ciò che è deputato a porre ordine come le istituzioni è latitante. È tempo di imporre regole finalizzate al rispetto e al riequilibrio. Ciò non può essere barattato con qualche vantaggio economico. Il rischio è che il caos si imponga sull’ordine e che i veri costi vangano pagati da altri, almeno fino alla ribellione. Ciò è tanto più vero quando pensiamo per esempio alle enormi differenze fra i costi di produzione in una LCC(?) rispetto ad a quelli di un paese Europeo. Ma può essere vero che comprare un bene dall’altra parte del mondo possa essere così più economico? In realtà il costo di produzione di un bene in una realtà come una LCC è pagato da altre entità, (laggiù il caos è imperante). Un esempio calzante è l’inquinamento in Cina. Durante un viaggio in Cina ho avuto l’occasione di leggere un giornale locale, ovviamente in lingua inglese, dove ho trovato un articolo estremamente interessante: In un' area rurale della Cina, alcune falde acquifere erano state contaminate da alcune industrie locali con degli inquinanti come il piombo. Le autorità, certamente complici e conniventi, avevano evitato di fare controlli per anni. I bambini di quella zona che sfruttavano quelle falde per i propri bisogni, avvelenati lungamente, avevano sviluppato un forte ritardo mentale (effetti del piombo su giovani in fase di crescita). Ciò aveva scatenato la protesta degli abitanti e si erano resi necessari dei controlli che avevano portato alla luce questa triste realtà. In Europa per la costruzione di un azienda a possibile impatto ambientale le normative sono estremamente severe. In Italia, poi, il limite della severità è andato ben oltre il limite della logica e del buonsenso appesantendo troppo le imprese. Le esternalità negative, cioè che siano altri inconsapevolmente a pagare il conto, sono mostruosamente inefficienti e spesso frutto di imbecillità e rapacità. In quell’area i costi generati dal mantenimento e dalle cure per i bambini con ritardo mentale (per non parlare del costo opportunità di aver avuto ragazzi attivi e magari ben preparati in grado di fare qualcosa di buono) supereranno certamente i benefici incassati dalla azienda locale, comunque facenti parte del patrimonio personale dell’imprenditore, pagato dalla comunità con ben poche speranze che la stessa possa ottenere qualcosa a compensazione. Dal momento che, industrialmente, certe attività di smaltimento dei rifiuti sono grande componente di costo, le aziende cinesi inquinatrici si sono avvantaggiate rispetto alle aziende europee, che forse in molti casi, a causa della concorrenza sleale, sono state chiuse. Da un punto di vista esterno, questa situazione ha creato: - Danni alla popolazione locale. - Il costo opportunità di non poter sfruttare le potenzialità dei ragazzi affetti - Abbiamo perso delle realtà industriali di ottimo livello che non creavano esternalità - Abbiamo perso posti di lavoro che avrebbero permesso una vita serena e magari la nascita di qualche bimbo, magari un nuovo Leonardo in Europa. I vantaggi sono esistiti soltanto per l’imprenditore cinese che si è venduto la salute dei suoi concittadini e per l’azienda che acquistando ha abbassato i costi di produzione (e quasi sempre ha aumentato i margini, non diminuito i prezzi). Ciò aumenta il divario fra le classi sociali, spazza via la classe media e ci riporta a quei risultati che sono sotto i nostri occhi da tempo. È necessario che vengano imposte delle regole per limitare al massimo le esternalità e i paesi che non intendono applicarle, e ce ne saranno molti, dovranno essere estromessi dalla competizione attraverso i dazi doganali. Ciò soprattutto perché più lavorano più danneggiano il pianeta e loro stessi. "

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