domenica 24 novembre 2013

La società potata.

Il Nuovo Grillo di Bologna era una Onlus che accoglieva bambini abusati, maltrattati e abbandonati, italiani e stranieri. Bambini e basta. Qualche altra associazione privata collaborava al recupero e all'inserimento di psicologie altrimenti ripiegate per sempre. Il Comune di Bologna, inizialmente, li aveva supportati: i costi di gestione annui di due case-comunità ammontavano a 160.000 euro. Ultimamente, senza colpo ferire, li ha però abbandonati, non li ha ritenuti una priorità e i generosi istitutori si sono trovati a combattere con le cartelle esattoriali, le bollette e le spese di mantenimento degli educatori - tutti licenziati - e dei bambini, che affluivano da ogni regione d'Italia e comprendevano molti immigrati. La generosità amministrativa si è burocraticamente isterilita, i buoni, anzi ottimi propositi si sono infranti contro una non selettiva politica di mantenimento ad oltranza di tradizionali guarentigie pubbliche, pur con, per moltissimi, insostenibili aumenti delle rette. Improvvisamente, per la seconda volta consecutiva, i bambini saranno restituiti all'abbandono e, con esso, alle più deformanti ed avvilenti esperienze nell'età della loro formazione. Talune patologie neurologiche erano già in corso di recupero; lavoro ed impegno per un obiettivo umanamente e socialmente utile, sono andati sprecati, a beneficio del mantenimento di apparati vischiosi, dell'utilità di alcuni dei quali è lecito dubitare e che avrebbero potuto trovare una facile conversione e accorpamento. Se su ogni specie prevale il criterio della minor spesa, presto la gran massa della popolazione dovrà accontentarsi di una socialità minore o addirittra monca, come l'incontrastato evolversi della situazione generale lascia da tempo intravedere. I facchini extracomunitari dell'Interporto, sempre a Bologna, hanno manifestato ieri e denunciato lo sfruttamento della Lega delle cooperative, chiedendo anche il reintegro di novantuno fra di loro che furono licenziati dopo analoghe manifestazioni contro la Granarolo, poco prima dell'estate. Chiedono salario, dignità e diritti e accusano la Coop di essere un ente dedito solo alla spartizione dei profitti. E' certamente così, è sempre stato così nel mondo dell'azionariato e anche in quello delle associazioni cooperativistiche, con la differenza che, quest'ultime, nel consorziarsi si davano man forte nel rafforzare la base produttiva e commerciale e, alla fine di ogni gestione, provvedevano a spartirsi gli utili, ma anche a deliberare assemblearmente accantonamenti e nuove implementazioni del lavoro comune. Da tempo non è più così. Le Coop. si stanno trasformando in finanziarie, dispongono di una bancassicurazione fra le più importanti d'Italia, per questo già al centro di trame per nulla trasparenti, trattano i dipendenti come qualsiasi altra impresa costituita a fini di lucro e, pur non praticando per ora politiche di discriminazione e di licenziamenti, anzi enfatizzando la più ampia sindacalità, ma solo nell'ambito bancario e finanziario, se ne valgono per controllare e vessare le maestranze, mentre si dedicano ad ogni supporto non istituzionale agli Enti locali, comprese le librerie gastronomiche, la rilevazione di altre librerie storiche - la Zanichelli di piazza Galvani - ecc., facendo mugugnare i vecchi cooperatori che non la riconoscono più. I lavoratori extracomunitari, inquadrati al livello minimo, in mansioni di fatica, sono, anche per loro, degli estranei fastidiosi, da utilizzare ai margini e da enucleare se alzano la cresta. E' importante che lo facciano, sempre meglio organizzati. Domani, per le vie del centro, si svolgerà la manifestazione delle donne contro la violenza di genere: nelle scuole, se l'insegnante della prima ora sarà femmina e partecipante, non si terranno neppure le altre ore di lezione; altrimenti, l'accesso alle aule sarà regolare. E' invero una strana forma di solidarietà selettiva che creerà disparità nello svolgimento delle lezioni e certamente le solite polemiche genitoriali, che finiranno per coinvolgere anche l'argomento dello sciopero civile, senza influenze economiche. Gli uomini non sono invitati. Come già più volte indicato, queste manifestazioni non hanno più un carattere classista, non si rifanno più ad una ben individuabile categoria di lavoratori ( per esempio quelli della FIAT ), ma riguardano associazioni estemporanee che si formano fra persone che, lavorativamente o meno, vivono od avvertono una situazione di disagio e di ingiustizia, che denunciano e di cui chiedono la sanatoria. Lo spezzettamento delle rivendicazioni sembra andare di pari passo con lo spezzatino degli impieghi e delle società che li offrono, mentre libere associazioni concettuali o morali si propongono, senza verifica di consistenza e di rappresentanza. Sono, per così dire, portate dalla corrente, senza che vi sia consapevolezza di un possibile approdo.

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