sabato 30 novembre 2013

Metamorphé.

Il potere tradizionale, sopravvivente nelle concrezioni arcaiche della società, nasconde, censura e manipola e, infine, coarta il flusso delle informazioni. Adesso, pur essendo chiaramente avvertibile, si nasconde, cerca di trasfigurarsi e di mascherare i propri meccanismi. Lo scopo è sempre lo stesso: la perpetuazione del potere stesso. Il potere che si cela, nasconde chi lo detiene, confonde origine e modalità d'esercizio, alla ricerca del dominio sull'opinione collettiva, se possibile, ancora più capzioso, nella sua apirazione di assurgere a senso comune consolidato. Non è una novità. già Platone ce ne eveva illustrato le dinamiche, per le quali, la tenebra o un eccesso di luce inducono uno stesso esito: non riuscire più a vedere e scambiare pallide ombre per oggetti reali. Il disegno coercitivo del potere, le sue tenebre, faceva in passato ricorso all'indigenza informativa; ora, invece, è l'opulenza informativa che viene privilegiata. Si cerca d'impedirci la visione d'insieme dei fenomeni, la dote imprescindibile, cioè, della conoscenza. L'informazione, come l'istruzione d'accatto, si diffondono orizzontalmente in una bulimia generica, in una dispersione globale, nalla quale la presunzione di conoscere tutto, confina, inavvertitamente, con il non sapere nulla. Non si formano più cittadini impegnati e critici, propensi al bene comune. Informazione e autonomia critica sono le doti fondamentali dei cittadini di una democrazia, o, più realisticamente, della parte trainante della borghesia evoluta, tanto più indispensabile, in quanto il potere di ingerenza nella vita privata dei cittadini si è fatto sempre più assoluto. Altrimenti non sarà più possibile garantire le libertà individuali, a cominciare da quelle di critica e di pensiero e si correrà il rischio di precipitare nelle platoniche autorità pseudo-razionali. L'autorità più razionale che ha permesso il progredire delle società occidentali è lo Stato, nell'ambito del quale, la democrazia di sorveglianza della parte più avveduta della popolazione è l'unica garanzia di efficacia. La democrazia di sorveglianza è fortemente indebolita. Lo Stato, da una parte, è ormai inerte circa il controllo delle reti globali della ricchezza, del potere e delle informazioni; dall'altra, l'opinione pubblica è stata uniformata, indebolita e resa passiva, da quella che Pasolini chiamava misologia, cioè un'operazione meticolosa di distruzione del libero pensiero, dell'autonomia critica e dell'impegno politico e culturale. La nostra, è l'epoca della mediacrazia. Sulle macerie dello Stato e di un'opinione pubblica informata e critica, si è determinata una nuova espressione del potere che trova nell'economia e nella tecnica i pilastri su cui forndarsi. A distanza di trent'anni, quanto preveggenti furono le anlisi di Emanuele Severino circa le trasformazioni nel costume sociale che l'imporsi della tecnica avrebbe apportato, a dimostrazione che, nell'immediato, la filosofia " non serve a niente", ma che è nell'analisi della realtà effettuale e dei suoi segni, alla luce dell'esperienza culturale, la genesi di qualsiasi scoperta, sociologica o scientifica. Un potere ramificato e sovranazionale - dicevamo - capace di essere, nello stesso tempo, in ogni luogo e in nessuno, tanto da presupporne la simulazione e l'assenza in quanto fenomeno constatabile. Questo potere ha sostituito alla ricerca del bene omune il perseguimento del profitto economico, mentre, alle dinamiche istituzionali fondate sul consenso e sul pronunciamento democratico dei cittadini, oppone sempre più la platea virtuale, indistinta e quindi sterile della popolazione in Rete. Potere invisibile al posto dello Stato; Impresa mondiale anonima, al posto del Paese. Il popolo perde di rilevanza al posto dei più impersonali interessi. Un potere apparentemente impersonale, la cui piattaforma ideologica e programmatica è incurante delle istanze di giustizia sociale ed è alla ricerca di una spasmodica quanto irrazionale ricerca continua del profitto, in nome del quale gli Stati sono chiamati a sottomettersi ai dikat delle burocrazie finanziarie, dele agenzie di rating e del Fondo monetario internazionale ed a riconfigurarsi in stati-mercato o stati-impresa, nei quali i cittadini non sono più depositari di diritti politici, ma soggetti consumanti e pedine di un ingranaggio i cui fini non hanno a che fare con il benessere diretto della popolazione. Un sistema panottico, in grado di vedere tutto e, nel contempo, di non lasciarsi scorgere dai controllati. Un sistema consimile è in grado di determinare le politiche degli Stati, fino a sostituirvisi del tutto. Si tratta di una regressione rispetto a quanto conseguito con la cosiddetta modernità. Se allora si costruirono gli Stati sull'abbrivio che si doveva uscire dallo stato di natura, oggigiorno siamo ritornati su un terreno di licenza assoluta, per i soggetti economici e tecnocratici più forti ed influenti, tanto da riconfigurare l'unica anarchia possibile - come ammoniva Pasolini - che è quella del potere.Questo è stato possibile attraverso la riconfigurazione delle menti che sempre Pasolini indicava negli anni '60: l'esplosione del mezzo televisivo, la centralità dello schermo e la cultura delle immagini. Un'inversione del progredire dal sensibile all'intelleggibile, rovesciato in un ritorno al puro e semplice vedere, da cui risulta atrofizzata tutta la nostra capacità astraente, di elaborazione cognitiva di ciò che guardiamo e di tutta la nostra capacità di capire. La libertà illuministica, per la quale ci si deve far carico delle proprie responsabilità esistenziali e sociali, è progressivamente stata ricondotta alla vandea sacrificale della propria autonomia e libertà ed alla sottomissione a degli ordini "superiori" da cui attendersi un risultato ottimale e definitivo. Una trascendenza, dunque, che "garantisce" all'uomo di potersi occupare esclusivamente dei propri scopi individuali ed egoistici, nella fideistica e vana speranza di una mano invisibile, di un ordine spontaneo e un'armonia prestabilita che garantiranno, a prescindere, progresso e prosperità uniformi. Riconosciamo i connotati della società nord americana: Stato minimo, competizione sociale, centralità del profitto e l'accantonamento di quelli europei del servizio pubblico, della giustizia sociale e di un consorzio sociale nel quale il profitto non ricopre un ruolo detrminante. Il Novecento, come teatro delle grandi ideologie politiche finisce simbolicamente con la caduta del Muro di Berlino. Cade il muro del comunismo, ma il crollo di un muro non significa il raggiungimento della libertà. E' un lieto fine, ma il lieto fine c'è perché la narrazione si interrompe nel momento migliore. La caduta del Muro di Berlino celebra semplicemente la sostituzione di un ordine con un altro ordine, di un muro contro un altro muro. Ha annunciato l'uscita dal comunismo, ma, allo stesso tempo, ha affermato la vittoria dei quel liberismo duro e puro, dei cui eccessi paghiamo oggi le spese, dopo il crollo, altrettanto simbolico, del mercato di Wall Street. Siamo ora in una fase di post democrazia, nella quale la democrazia politica è stata archiviata, nella quale il potere è ampiamente delegato a soggetti non elettivi di carattere tecnico. In Occidente, ormai, il potere è esclusivamente potere economico; la cultura e il consenso democratico devono sottomettersi alle logiche quantitative e strutturalemnte inique di un capitalismo privo di contraltare, per fallimentare che sia stato sul piano storico. Resta solo un luogo ( sotto assedio ) nel quale le tendenze oligarchiche dominanti possono essere messe in discussione: è il laboratorio del mondo della formazione e della scuola. Scuola alta, ovviamente. La scuola è una struttura che può pervadere l'intera società ed è l'unico ambito, ormai, nel quale l'educazione anti-oligarchica, su base critica, può farsi strada. Deprezzare e dequalificare il mondo della scuola è un gesto, quindi, omicida e, in prospettiva, suicida. In ambito indeterminato, il Potere cerca di mortificare e marginalizzare il momento della formazione a beneficio di una semplicistica e manipolabile società dell'informazione. Le recenti rivelazioni dell'ex tecnico delle Central intelligence service, Edward Snowden, hanno dimostrato l'importanza, anche spionistica , che le informazioni desunte dalla Rete, risvestono per la National security agency statunitenze, che monitora tutto il traffico pubblico e privato di internet ed ascolta e decritta telefonate e mail di leadres politici e di privati cittadini. Anche nel mondo post guerra fredda, la capacità di intercettare illegalmente e di decifrare le informazioni, riveste una vitale importanza, un vantaggio competitivo. Gara più ardua è controllare e mistificare gli apporti culturali e formativi, per forza di cose, molto più ristretti, contro i quali si può sollevare, in ogni epoca, la canea dei normalizzati conformisti. Non ci possiamo permettere la visione idilliaca di un mondo governato dalla giustizia e dalla moralità. La realtà è che il delitto non viene punito, né la virtù premiata. Il mondo è governato dal potere che, se è tanto fisiologico che esista, è altrettanto necessario che lo si conosca e lo si renda trasparente tenendolo a distanza. Abdicare a questo impegno significa rinunciare a una possibilità essenziale che molti, troppi, prostitusicono: quella di essere ragionevolmente liberi.

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