mercoledì 27 novembre 2013

Non soffrire, solo alla fine.

In Belgio, con il consenso dei genitori e con l'ausilio di uno psicologo che dovrà certificare la "consapevolezza" del bambino, l'eutanasia si potrà applicare anche ai minori, anche ai piccoli la cui speranza di vita sia svanita. Che tipo di consenso allogeno potranno fornire i genitori ( e se uno fosse a favore e l'altro no? ), che tipo di consapevolezza si pretende che possa esprimere un bambino, stretto fra la disperazione e un assolto spirito di conservazione? Gli spiegheranno che lo faranno morire senza fargli la bua? Che cosa potrà spingere i genitori a sancire la delega a uccidere il loro figlio, per non vederlo ( loro ) più soffrire? Il Belgio sembra voler imitare l'Olanda su questa strada e, abbandonando l'accompagnamento psicologico, affettivo e sanitario degli sventurati di ogni età, sembra d'intravedere la rinuncia incorrere in spese "inutili" e, con esse, a conseguire un "risparmio" sull'amore, non importa se senza speranza, verso chi soffre, sia per chi ha sensibilità religiosa, sia per chi è laico. Non è questo il discrimine, che risiede, invece, nei sentimenti umani o nell'apatia. Un altro sintomo, il più grave, della crisi morale, violentemente assurda nella quale si vogliono condurre la società e i sentimenti di appartenenza comuni. L'eutanasia non può essere che una scelta adulta ed esistenziale, autonoma e privata. per tutte le altre situazioni umane non deve essere prevista. La morte dolce non esiste, cerchiamo di evitarne, almeno, l'atrocità.

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