martedì 10 luglio 2012

Tecnicismi.

La provocazione di Beppe Grillo, l'ultima, potrebbe essere fondata. Perché il "savoiardo" o borbonico illuminista napoletano, che occupa la Presidenza della Repubblica, con l'antico spirito "realistico" dei comunisti, di cui è stato uno degli esponenti più coerenti, fino a difendere l'inserimento dei Patti lateranensi e del matrimonio concordatario indissolubile nella Costituzione, ha abbandonato l'aplomb ostentato fino al colpo di Stato del Governo tecnico, per sollecitare "urgentemente" una riforma - una per legislatura - della legge elettorale? Perché, dice il tribuno della Rete, gli Italiani potrebbero sovvertire i giochi politici "riservati" e attribuire al Movimento 5 Stelle , la maggioranza relativa, con annesso premio di maggioranza, segnando il tramonto definitivo del gerontocratico apparato politico che si autosostiene trasformisticamente, ad onta degli stravolgimenti susseguenti alla caduta del Muro di Berlino e all'incontrastata egemonia della finanza. Una riforma elettorale approvata a maggioranza, che premiasse i partiti disposti ad assicurare la continuità del governo Monti anche dopo il 2013, potrebbe essere definita anche come un golpe, un perfezionamento del precedente, senza spargimento di sangue. I partiti esclusi e penalizzati dalla nuova legge sarebbero costretti a concorrere alla vita politica del paese con una o anche due mani legate dietro la schiena. L’obiettivo dichiarato è buttar fuori in modo permanente le rappresentanze politiche “inaffidabili” rispetto ai “programmi” prescritti dalla troika (Bce, Ue, Fmi). Fuori anche da un luogo svuotato di qualsiasi potere decisionale, ma tutto sommato indispensabile per salvare le apparenze della democrazia formale. Neanche il “diritto di tribuna”, insomma. Non si sa mai come potrebbe esser usato... Il governatore della Bce Draghi ha mandato in soffitta, con le sue dichiarazioni, il “modello sociale europeo”, incompatibile con la competizione globale del XXI Secolo. Il cerchio di ferro tra Monti, Napolitano ed eurocrazia sta mandando invece in soffitta la democrazia rappresentativa conosciuta dal primo dopoguerra ad oggi.

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