sabato 14 luglio 2012

E tornan le dolenti note a farmisi sentire.

Vedrete, cari amici, che i mesi che ci separano dalle prossime elezioni politiche e dall'elezione del nuovo (sic!) Presidente della Repubblica, saranno confuse. Da un lato, gli ectoplasmi dei partiti dovranno dichiarare la propria indefessa e contraddetta fedeltà agli interessi dei ceti di riferimento e cercare di confondere i sentimenti - non dico le idee - di quanti stanno sul confine, reale o mentale, ma, nello stesso tempo, dovranno consentire a Mario Monti e al suo mentore di completare il lavoro di destrutturazione legislativa. Quello che ancor manca o è incompleto. La facoltà di scelta, in realtà, non esiste più e, all'accanita iniziativa di consolidamento dei propri assetti rappresentativi, si è da tempo sostituta una convergenza al centro del sistema - di cui Casini non è riuscito a cogliere i frutti, per via del bipolarismo bastardo, che lo ha costretto a periodiche virate ( ricordate la Vela, il primo simbolo dell'UDC o come si chiamava allora? )-: una paccottiglia disgustosa. Ma è l'unica sbobba offerta. Perché quanto sopra si realizzi, ecco tornar di necessità, non più ( solo ) berlusconiana, il più rigido divieto di diffondere pensieri incongrui o alternativi o critici dell'UNUM sentir dire: poco tempo fa la chiamavano legge bavaglio. Qualcuno di voi ricorderà i post it gialli sulle pagine de La Repubblica, la levata di alti lai e fieri sdegni del PD, la difesa orizzontale di principi semplici e irrinunciabili della vita democratica, che, in compagnia di siffatti potentati politici ed editoriali sembrava forte, non negletta. E invece lo era. Infatti, adesso, il tecnocrate nominato, sempre nominato, fortissimamente nominato, sta per metter mano, in un inquietante silenzio, a quegli stessi strumenti censori che soli assicurano l'indisturbata campagna di demolizione, fino a che i fatti o le circostanze non li contraddiranno ( e quando li contraddiranno ). E' il momento del riciclaggio, della centrifuga omogeneizzante, con il solo "acchiappacolore" nel mezzo a salvaguardare le apparenze, rivalutando il giocoso e divertito lavoro del Cavaliere cavalcante, che, rispetto a questi, era solo meno sfigato.

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