domenica 15 luglio 2012

I cicli della crescita e le sue vittime.

Per farsi un'idea, quanto meno coerente, degli scopi economici di cui noi siamo strumenti e poi scarti, dobbiamo analizzare le carenze della macchina che trasforma il lavoro in capitale. Si, proprio delle carenze, perchè con le magnificenze ostentate non andremmo da nessuna parte. Carenze decisive, ma, per assurdo, egemoniche. Ricorderete il grande inganno borsistico della new economy, che, nel 2001, crollò nell'abisso delle vendite delle .com. La bolla era stata preceduta dalla recessione del 1991, preceduta a sua volta, dal default dell'America latina negli anni '80. Se poi rammentate la devastante recessione inglese che coinvolse l'80% della popolazione e che fu frutto della politica della Teacher, avrete un quadro più definito di quanto accade e di ciò che ci attende, pur se si trattò, in quei casi, di crisi regionali o nazionali. Solo nel 2008 il crollo è stato globale. Da allora, le analisi e i calcoli prospettici hanno perso i loro fondamenti. Non sono più possibili. Stiamo navigando in acque insidiose e non segnate, l'equipaggio è disorientato, il comandante è terrorizzato. L'ansiosa incredulità ha preso il posto dell'indolenza intellettuale, i personaggi che occupavano le cariche d'autorità, sembrano ormai privi di ogni autorevolezza. Avevamo scambiato una grande bolla per il paese di cuccagna. Eravamo caduti in preda alla nostra retorica. Dopo il trattamento Teacher, Reagan, esportati sulle ali dell'irrazionalità ( i due Paesi angli sono l'uno estraneo e l'altro di sentinella all'Europa continentale ) la deindustrializzazione aveva spostato gli investimenti, cioè i cespiti di quella deindustrializzazione, nel settore finanziario e, proprio per questo, ad esempio la stessa Inghilterra, nell'arco di pochi anni avrebbe vantato un debito pubblico pari a due volte e mezzo il PIL e le famiglie britanniche avrebbero avuto debiti superiori al PIL medesimo. In Italia, l'evasione fiscale era stata investita prevalentemente in titoli di Stato: una sorta di patto sotto traccia, come con la mafia. Ma, allora e fino ad ora, volò e vola, pericolasamente e senza bussola, nel ventilatore, insieme ai risparmi certosini delle famiglie. Dei subprime statunitensi forse ricorderete. I debiti cominciarono ad essere venduti in giro per il mondo. Alcuni godettero e godono di una miglior sorte collocatoria di altri, non esclusivamente, ma prevalentemente perché le legislazioni vessatorie nei confroonti dei cittadini-sudditi li rende appetibili o non. Esclusa da tutto questo la Germania, che rappresenta un'eccezione. La retorica, non compresa ma condivisa, vagheggiava di un rischio senza rischio, perchè la suddivisione del medesimo lo avrebbe reso sostenibile,- è la teoria alla quale si oppone, a ragione, la Merkel - anche se i debiti erano diventati di molte volte superiori al reddito effettivo globale. Cominciò, orizzontalmente e su larga scala, il gioco dei derivati. Il mondo delle economie integrate o interconnesse fu ingoiato da un buco nero, nel quale ancora viaggia cieco, per aver creduto alla propria retorica, per aver dato per scontato che, nella peggiore delle ipotesi, il futuro non sarebbe stato differente dal passato più recente.

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