sabato 14 luglio 2012

Ladro e calunniatore. Calunniatore, poi, no!

Povero Senatore Lusi, in carcere da solo per appropriazione indebita di soldi pubblici. Povero, perché, pur essendo un ladro, è solo un elemento della banda degli allegri e trasformisti profittatori che a Roma allignano e crescono, in un contesto di fondi non guadagnati ma cospicui e mobili: basta muoversi con elasticità per i corridoi della politica e delle amministrazioni. Città dai molti volti, lontanamente medio-orientali, Roma è la burocrazia ( se la Capitale fosse Milano, sarebbe lei la città burocratica ) e tutto, dei suoi formali e formalistici poteri ( aveste visto le capigliature cotonate dei burocrati i loro abiti di Litrico, l'epidermide rosa emaciata ma priva di sudore dei suoi funzionari, quando prendono servizio sul palcoscenico, intendereste benissimo quanto dico ) è funzionale a sorreggersi il gioco, a meno che qualcuno non ne violi le felpate e sperimentate regole. Uno che non sappia deriderle, compiacersene, ghignarne. Il grassottello senatore mi sembra un provincialotto capitato lì per caso, messo, per questo, a capo di un'amministrazione mutevole per i mutevolissimi spostamenti del principale piacione, ottima icona dell'inconsistenza - anche morale - profittatrice degli angiporti della politica. Anche la moglie, giornalista di mediocre levatura ma molto ben introdotta nei labirinti dell'editoria di sinistra, in una città che non conosce una classe operaia, se non per le periodiche manifestazioni provenienti dal nord che la attraversano, lo ha affiancato sul versante della propaganda e, soprattutto, delle pubbliche relazioni. Una coppia Clinton minore. Solo il povero Lusi, al fioco lume di una candela, faceva i conti, faceva il senatore, si faceva viaggi mentali su di un rapido ed incontrastato arricchimento, limitandosi al pezzo materiale dei soldi, la materia prima, che va però condita con i principi, l'azione politica pubblica e privata, la professione di fede ( anche di più fedi ) il distacco dai maccheggi, a distanza prudenziale. In questo Casini, ad esempio, leader di un piccolo partito, è maestro, pur avendo, in ogni dove e ambito, la più alta percentuale di inquisiti e anche condannati. La magistratura romana è la più inutile ed inconcludente d'Italia, il suo compito è di garantire, oggi come ieri, gli assetti di potere, politici, economici e amministrativi, di sovvertire sentenze mal viste dal potere centrale, di promulgarne altre a suo favore. Dimentichi, nel nostro caso che "de minimis non curat praetor", stanno sacrificando il ladro - perché ladro, comunque rimane - maldestro, a maggior gloria di chi ha saputo stare al gioco ed ha avuto anche l' avvertenza di esporsi poco, pur lucrandone per se il massimo profitto. Al lume di candele, Lusi, il ladro, non demorda.

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