domenica 22 luglio 2012

Buona uscita.

Antonio Ingroia va in Guatemala. Si allontana per un anno dalle sue indagini, non senza prima di completare l'istruttoria di quelle che tanto scalpore hanno procurato. Scalpore, non tanto per l'argomento - ventennale - quanto per gli ambienti e, quindi, le persone che stava chiamando in correità. Quando le istituzioni gli si sono uniformemente rivoltate contro, ha preso una decisione che evrebbe potuto assumere a fine carriera o se fosse stato un annoiato pubblico ministero di provincia. Un anno servirà, forse, a mettere al sicuro gli apparati dello Stato che ucisero Paolo Borsellino. Poi, se sarà ancora vivo, Antonio Ingroia andrà a infoltire le file dei parolai in Parlamento e nelle piazze mediatiche, dove le sue parole si perderanno. Beata quella nazione che non ha bisogno di eroi. Noi ce l'avremmo.

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