venerdì 5 luglio 2013

Residuati bellici.

La seconda guerra mondiale non ha lasciato, sparsi quà e là, solo ordigni inesplosi, ha, purtroppo, lasciato al loro posto, troppi tumorali poteri che lo sconvolgimento bellico poteva offrire l'opportunità di estirpare. Purtroppo, la coesistenza, fra le forze che si opposero al fascismo, di una parte preponderante - quella anglo-americana - e una minoritaria e partigiana - quella comunista, con rappresentanze interpolatorie delle altre espressioni politiche, compresa una monarchica - non hanno consentito la soppressione delle persone e con esse degli interessi che rivestivano, definitivamente. Preso atto della situazione ( realistici per non approdare da nessuna parte, i comunisti ) il Guardasigilli Palmiro Toglaitti amnistiò tutti i fascisti e i partigiani dovettero riconsegnare le armi. Consiglio vivamente la visione del DVD del film "Novecento" di Bernardo Bertolucci, per "conoscere" la genesi di tanti agglomerati di interessi, particolari e periferici fin che si vuole, ma tristemente riconoscibili, quando vi si incappa. Fu così che nell'Italia "democratica", ma secondo i principi anglicani, ripresero la loro tessitura una miriade di conventicole d'interessi, replicando, al loro interno, per chi vi incappasse, costumi domestici, dominicali, feudali e servili. Mentre la società italiana è stata investita, nei suoi macro agglomerati, dalle modifiche delle dinamiche economiche e da una prima "sovversione" delle sue rappresentanze politiche, che hanno cassato e trasformato, fino a renderle irriconoscibili, le precedenti, malmentose concrezioni di corruzione ed i loro officianti, nelle istituzioni, come nelle banche e nelle grandi imprese produttive, le lobby ricche e particolaristiche si sono sedimentate, senza fondersi, in una deprimente autoreferenzialità. Il "giusto mezzo" del cattolicesimo paludoso italiano, di cui consiste l'humus preferito dei "residuati bellici" di cui ante, ha lasciato il corpo sociale invaso in tutte le sue periferie, da queste cellule tumorali. Le dinamiche sociali, per essere accettate e democraticamente amministrate, devono essere grandi, ampie e dialogicamente condivise, come non avviene in questi "circoli" presuntuosetti e ridicoli.

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