giovedì 11 luglio 2013

Gesù

Nel corso delle ultime settimane ho proposto alcuni testi di critica politica dell'antropologa Ida Magli. La studiosa italiana, ottantaquattrenne vox clamans in deserto, ha sempre affiancato alla sua attività di studiosa dell'antropologia culturale, delle acutissime analisi della contemporaneità, oltre che della storia. Con questo suo impegno, corente nel tempo, è riuscita a "volgarizzare" molti contenuti storici e simbolici e a rileggere in profondità molti avvenimenti che i tempi, sotto spoglie diverse, ripropongono. Ne offro oggi questo bel saggio di antropologia religiosa. Il messaggio di Gesù è straordinariamente attuale. Un messaggio di amore e al tempo stesso di rottura delle regole fondanti il sistema e il modello di Potere nel quale ancora oggi viviamo. Un Potere sacro o una Sacralità potente, perché in realtà sono una cosa sola, inscindibili e intoccabili, pena la morte. Gesù era un genio assoluto, osò amare senza pregiudizio uomini e donne, segnando il suo tempo con la diversità e sfuggendo al condizionamento del modello di evitazione imposto dal sacro potere Ebraico dell’epoca, per questo venne ucciso. Con il saggio “Gesù di Nazaret” (BUR – Biblioteca Universale Rizzoli), l’antropologa Ida Magli tenta di rispondere alla domanda: chi è Gesù? E lo fa con la forza del sapere, ponendosi problemi antichi con interrogativi nuovi, attraverso nuovi strumenti di analisi ed esperienza storica. Ida Magli risponde in esclusiva alle nostre domande, condividendo con noi e i nostri lettori il risultato delle sue ricerche. Con Gesù nasce l’Umanesimo o la religione Cristiana? “Nasce l’Umanesimo. Gesù ha impostato tutta la sua azione contro i rituali, contro il sistema di potere del Sacro così come era organizzato intorno a lui, quello ebraico della Sinagoga, ma che è simile ovunque, in tutti i tempi e in tutti i luoghi, ivi incluso quello odierno da noi. Insomma ha combattuto proprio contro le religioni, affidando all’uomo, alla sua libertà anche il rapporto con Dio, analogo al rapporto con gli altri uomini: fiducia, verità, comprensione, amore.” Ma allora è l’Uomo che fa esistere Dio, non il contrario? “E’ una domanda alla quale io posso rispondere soltanto nei limiti di ciò che ho creduto di capire studiando il sacro e le religioni ovunque. La certezza, in senso scientifico, che un Dio esista o non esista, non è possibile averla, per questo è assurda, ascientifica la sicurezza di quelli che si dichiarano atei e propagandano l’ateismo, in quanto è evidente che non si può programmare in laboratorio un esperimento sull’esistenza di un dio. Per quanto riguarda Gesù, mi sembra che Gesù dica: “se tu ami e ti affidi all’amore, il tuo Padre si farà presente vicino a te”, di conseguenza dipenderebbe dagli uomini “trascinare” Dio sulla terra. Personalmente, poi, trovo orribile un Dio, come quello immaginato dagli Ebrei e dai Cristiani, che vuole la giustizia del taglione nei confronti delle offese fatte a lui e in ogni caso non desidero incontrare un dio che ha fatto diventare sordo Beethoven (Gli Ebrei ritenevano che certi tipi di malattie o difetti fisici fossero conseguenza di una colpa dei genitori o dello stesso individuo nei confronti di Dio – ndr).” Oggi è possibile un parallelo tra il modello di potere della Chiesa di Roma e il sistema culturale ebraico? “Certamente. I discepoli di Gesù non hanno capito che non dovevano costruire nessuna nuova Sinagoga, nessun sistema strutturato di religione e di conseguenza, essendo ebrei, hanno costruito la Chiesa in analogia alla Sinagoga, trasferendo fin dove era possibile in forma simbolica quello che nella Sinagoga era il sacrificio concreto, come l’uccisione degli animali, i rituali di purificazione e altro ancora. Hanno tradito così totalmente il dettato di Gesù: “se vuoi pregare entra nel tuo cuore, fa’ che nessuno ti veda (…) Non ripetete parole.” E’ chiaro che non doveva esistere nessun luogo di preghiera, nessuna chiesa, nessuna preghiera collettiva prestabilita dove tutti vedono che stai pregando. Al proprio padre, alla persona che si ama, non ci si rivolge con formule. L’amore, come tutti gli innamorati sanno bene, non trova mai parole adeguate per esprimersi, tanto da sprofondare a volte in un silenzio pieno di parole. Come è forte, ancora adesso, quel: “Non ripetete parole.” Mi fa venire i brividi il rosario, addirittura trasmesso in televisione, con in vendita la macchinetta elettronica per contare le ave maria. Povero Gesù, e poveri fedeli ai quali il potere “Chiesa” inculca una simile abiezione.” Andare contro il modello del Potere, contro il Sistema, contro il Simbolismo, e contemporaneamente amare l’Uomo. Oggi si definirebbe vagamente anarchico il messaggio di Gesù? “Il messaggio di Gesù non ha nulla a che fare con l’anarchismo. L’amore gode della bellezza, quindi delle cose ordinate, limpide, come quelle che predicava Francesco d’Assisi: l’unico in tutta la storia del cristianesimo che ha forse capito quello che voleva Gesù. Gli uomini hanno bisogno di ordine per vivere in gruppo: il caos, la violenza del caos non ha nulla a che fare con la bellezza e con l’amore. Purtroppo il fatto che sul Vangelo è stata costruita una religione, ha impedito di “sentire” la bellezza, l’essenzialità dell’opera d’arte che si sprigiona da certe scene dei Vangeli, dalle parole e dai gesti di Gesù, il quale è prima di tutto un poeta e come ogni grande poeta, guarda tutte le cose con occhi nuovi.” Dunque l’esistenza della Chiesa di Roma è un tradimento del Cristianesimo? “Senza alcun dubbio. Del resto la storia della Chiesa si tende a dimenticarla con tutto il suo dispotismo, la sua violenza. Rimane però anche vero che probabilmente senza l’organizzazione della Chiesa le parole di Gesù non sarebbero arrivate fino a noi, soprattutto non sarebbe arrivato fino a noi quel grido: “Perdona!” che ha rivelato di che cosa siano capaci gli uomini e che ha connotato in maniera del tutto diversa dal resto del mondo la civiltà europea. Senza quel “perdona” non avremmo avuto nulla: né l’arte, né la poesia, né la musica, né i grandi personaggi della letteratura romantica, né i Monti di Pietà, né gli ospedali, né la silenziosa, nascosta, ma immensa opera di compassione e di aiuto ai più poveri, ai malati, agli esclusi dalla società, che hanno compiuto migliaia e migliaia di donne nelle congregazioni religiose. Sono state le mani lievi e infaticabili delle religiose a lavare, curare, imboccare, accarezzare i più derelitti, dai neonati abbandonati alle vecchie prostitute, morendo della loro stessa povertà, delle loro stesse malattie. La storia delle donne ancora non è stata raccontata.” Proviamoci. Quando la “Parola” alle Donne? “No, ancora non è possibile la “parola” alle Donne così come non era possibile ai tempi di Gesù, altrimenti Lui l’avrebbe fatto. Non è possibile perché la potenza della parola si fonda sulla potenza della vis, la potenza del pene. Purtroppo le donne non si rendono conto neanche oggi della debolezza della loro parola, anche se avrebbero dovuto allarmarsi e mettersi sull’avviso davanti alla contemporaneità del proprio emergere sulla scena della società con l’improvviso primato degli omosessuali. Il discorso sulla potenza “virile” e la potenza della “parola” ossia del “potere” è molto complesso e non lo si può riassumere qui in poche parole, ma un indizio lo si può vedere subito nel fatto che usiamo lo stesso termine per indicare un uomo “potente” sessualmente e un uomo “potente” nel potere. Un fatto oggi è evidente: i maschi d’Occidente si sono rinchiusi, con l’omosessualità, nel fortino del pene, difendendosi così abilmente dall’invasione delle donne, ma portando l’Occidente alla morte. Il potere delle donne non è “potenza” e conduce inevitabilmente la società europea alla sottomissione nei confronti delle altre società, più forti perché non dominate dallo pseudopotere delle donne. Poco a poco, quindi, l’Europa si estingue perché priva di vis: l’omosessualità maschile ovviamente è il segnale ultimo della prossima morte.” Ma escludendo un Papa donna, non è altrettanto paradossale un Papa Gesuita? “Un Papa donna non è possibile per i motivi che abbiamo appena detto. Ma se un domani avvenisse starebbe soltanto a significare che il papato è diventato una finzione, un’istituzione che non conta più nulla. Un papa Gesuita è invece il segnale dell’estrema debolezza della Chiesa, anch’essa ovviamente travolta, e ancor più tragicamente, dallo stesso tipo di morte del resto dell’Occidente.La Parola potente, quella che trasforma il pane e il vino, che cancella i peccati, è diventata priva di vis. Papa Bergoglio che si arrabatta a parlare in modo semplice, fingendo di non aver bisogno della potenza della parola, ne è la prova. Si tratta, però, di un trucco di breve respiro: o toglie di mezzo tutte le liturgie, eliminando il sistema-Chiesa, oppure dovrà per forza ricorrere alla parola potente. Mi ha colpito, da questo punto di vista, come un’involontaria conferma di quanto affermo, la foto pubblicata il 2 luglio dal quotidiano Libero, in cui il Papa mostra il pollice eretto. Possibile che Bergoglio, che è pur sempre un maschio, non sappia che cosa significa? (simbologia fallica – ndr) Non mi pare che un Papa abbia mai fatto, almeno pubblicamente, un simile gesto. L’Ordine Gesuita è una milizia nata per difendere il Papato, ed è il motivo per il quale non esiste il corrispondente ramo femminile: le donne non sono militi. I Gesuiti, quindi, in base al loro stesso compito, non avrebbero mai potuto diventare Papi. E’ successo per la prima volta adesso, anno 2013, perché evidentemente il trono è debole e in pericolo: un pretoriano si è impadronito del posto dell’Imperatore.” Oggi, in Italia, uno “scandalo indispensabile che avvenga”? “Uno scatto di verità. Togliamo tutti i veli al Potere, sia quello laico, politico, sia quello religioso, ancora affamati degli ultimi brandelli della vittima Europa e gridiamo: “la nostra parola è sì, sì, no, no“, ossia corrisponde alla realtà, non “crea” la realtà, è il solo modo in cui la parola delle donne è uguale a quella maschile. La democrazia, purtroppo, riduce i popoli a pecore obbedienti che hanno un unico diritto: pagare le tasse. Scuotiamoci dalla depressione indotta dal non avere futuro. Quale futuro può avere un popolo cui è stato tolto il diritto al proprio territorio, alla propria indipendenza, alla propria sovranità, alla propria patria? Riappropriamoci di tutto questo: io spero, e credo, nella possibilità di un nuovo Risorgimento.

Nessun commento:

Posta un commento

Sono graditi i tuoi commenti