martedì 16 luglio 2013

Il cliente etologico.

Il cliente, chi è costui che posa su di un basamento d'argilla? La sua venerazione nella società mercantile è pari alla sua rarità e la sua rarità alla sua preziosità. Mi è sovvenuto oggi, mentre un non più giovane cameriere saltellava attorno a me e agli altri commensali, rifilandoci menu diversi ad ogni portata. Il Cliente, nella Roma antica, era spesso uno schiavo beneficiato dal padrone, "in riconoscimento del suo valore, competenza e merito, ecc. ecc", mentre, in realtà, se lo inchiappettava. Trattandosi di schiavo maschio, il "merito" restava nel vago. Invece, alle schiave, per la loro "emancipatio" era richiesta la procrezione al padrone, dal padrone, di quattro amati schiavi. Erano soggette, per così dire, all'onere della prova. Le banchette massoniche e familiari sono spesso il forziere statico di un numero ristretto e "selezionato" di barocchi "rentier", una specie di circolo di nostalgici di quando Berta filava, che amano veder riprodotti nei salamelecchi ruffiani, gli ossequi che la società di massa, da tempo, non gli riserva più. Costoro, talvolta, coltivano analoghi costumi nelle loro botteghe, in un minuetto di riverenze clientelari. Gli uni e gli altri, si occupano di pretesti e coltivano le apparenze. Trattano articoli per pochi e di nessuna validità che non sia estetica, sia pur bandita a caro prezzo. Son gli uni clienti agli altri e dei soldi non sanno che farsene, tanto che spesso li giocano al tavolo verde, dove reincontrano i loro clienti, bardati per le feste. Fra costoro, trascurando i cosmetizzanti e i costumisti, i gioellieri, i negozianti di ninnoli, che a favore di una clientela di vecchie maitresses e di giovani, filiali e non, apprendiste, assoldano per commessi dei ragazzini che pietrificano in atteggiamenti che dovranno conservare per tutta la vita al servizio dei capricci di dame coreografiche. Ne conobbi uno, già anziano ai tempi della cura dei valori mobiliari che mi si dice sia ancora in servizio, quale ispettore, superati gli ottant'anni. Quando si dice la fiducia, più che l'esperienza. Quest'uomo, facoltoso, ma con il cervello infantile che derivava dalla sua mancata ginnastica e "pervertito" dagli estetismi manieristici, non trovò di meglio che invitarmi ad una cura personalizzata dei suoi investimenti, in cambio della sua promessa gratitudine , "come si usa in qualsiasi rapporto commerciale". L'unica cosa che ricevetti - e ne avrei fatto volentieri a meno - dopo aver rifiutato, fu una penna falsamente argentata, che la maison riservava ai suoi clienti, secondo una ritualità a cui non volle rinunciare. Ne ho visto i prodromi, ancora conflittuali, in un ragazzetto, tenuto sotto strettissimo controllo, arruolato nei manierismi conservativi di un piccolissimo ambiente, che tenta le ultime ribellioni dal barbiere. Sa di essere destinato a soccombere e, tutto d'un tratto, si risente dell'evidenza che non vorrebbe riconoscere e, probabilmente, se ne lamenta con chi detesta. Una fattispecie della "sindrome di Stoccolma". Di entità così meschine ne esistono molteplici, a macchia di leopardo, dal Nord al Sud, a volte collegate fra di loro. Sono luoghi di deposito, sostanza e apparenza; le attività vengono demandate, talvolta occultate, ad entità complesse e composite che, nel magma degli interessi intrecciati, ne confondono le caratteristiche e ne rendono irriconoscibili i tratti. Quando si trovano sul punto di essere scoperte, guarda caso, vanno in crisi, si rimescolano con altri in qualche pentolone, in una commistione irricostruibile di elementi ricombinati. Fu il caso, ad esempio, della Banca privata italiana, di Michele Sindona, della quale si serviva l'alta borghesia milanese e siciliana, che per i suoi affari e per i suoi traffici, abusò del Banco ambrosiano di Roberto Calvi, irretito dallo I.O.R., fino a condurlo al fallimento. La liquidazione della Banca privata italiana fu demandata al Banco di Roma, che la effettuò in termini "preferenziali", secondo le indicazioni di Giulio Andreotti di cui Sindona era il braccio destro operativo ( il sinistro lo appaltava al Vaticano ), per il tramite del direttore generale del Tesoro, Gaetano Stammati. Il Banco fu pesantemente multato, ma nessuno dei creditori minori ottenne risarcimento. Conobbi, presso l'ufficio estero-lire, un collega dalla chioma candida e affettatissimo, tanto che nella subura capitolina fu a lungo ritenuto "un frocio", proveniente dall'azzimata Banca dei privati che più privati non si può. Era un umbro, dapprima emigrato a Milano, che non era affatto frocio, anche se nelle movenze e nel parlare ricordava Paolo Poli; viveva anzi, more uxorio, con una signora discreta e borghese. Che c'azzecca? Niente. Narrazioni a trama libera, libere associazioni d'idee, come dallo psicanalista, che ormai caoticamente s'affollano nelle crescenti lacune neuronali. Saltiamo dunque di palo in frasca. Le prostitute stradali, strumenti di raccolta, una specie di piano d'accumulo, hanno i loro budget, da raggiungere su territori a loro assegnati, sotto il rigido controllo di manager di comprensorio che si valgono di numerosi cointeressati collaboranti. I malcapitati clienti, assimilabili ai clienti occasionali delle banche e delle società di servizi private, non possono aspirare a nessuna intimità che possa favorire un dialogo ( ammesso che i clienti delle prostitue vi aspirino ): i tempi ridottissimi sono controllati, attraverso un sistema di vedette, fin dall'abbordaggio e sanciti da una specie di sveglia telefonica, quando il trascuratissimo cliente, che pensava di essere un satiro, sta venendo o si sta ancora sbottonando i pantaloni. La mia fonte è stata una dirigente di polizia, attigua logisticamente al mio sindacato. Lo dico per i maliziosi. Il servizio, a basso valore aggiunto e, quindi, praticato massivamente, deve essere frequente, meccanico e sistematico. Se il budget non viene raggiunto, nonostante la più prolungata esposizione possibile in vetrina, sono sanzioni e reprimende, fino a che la lavorante in esubero viene sperimentata in altro territorio dove la concorrenza estetica e i modi degli abituali clienti, si presume che possano favorirne la redditività. Fungibili e flessibili, dunque. Chi abbia avuto la pazienza e la costanza di leggere quel testo sacro della "ragioneria" che è "La ricchezza della nazioni" di Adam Smith, avrà colto l'animo arido e speculativo del capitalismo reale, così diverso dalla sua scoppiettante pubblicità. Avrà apprezzato la minuta, costante computisteria dei prezzi e delle convenienze di produzione e di acquisto, che sono stati alla base della conquista di vaste aree del mondo da parte degli inglesi. Una delle più grandi e sistematiche colonizzazioni, dopo quella dei Romani. Per questo, bisogna diffidare e guardarsi dai grigi ma avidi contabili, che, per queste metodiche, così estranee alla natura umana, quando è libera, sana e capace di esprimersi, aspirano e si organizzano per rendere schiavi quanti più elementi, umani e materiali, sia possibile, ai fini della propria opulenza, anzi della prorpia vanità. E' questo, semplicemente, quello che passa sotto la definizione di imperialismo. Subito dopo, sarà Malthus, un prete battista, a far discendere il perverso corollario della dottrina smithiana: le risorse si (ri)producono in progressione aritmetica, le necessità in progressione geometrica. Esisterà quindi uno iato fra quanto sarà disponibile per i consumi e le bocche, di cui un apparente benessere o la necessità di braccia favorirà l'incremento. Guai a intenerirsi per le bocche affamate, che non diventeranno mai nostre clienti: lavorino e si (ri)producano fino allo sfinimento, rielaborando "naturalmente" gli equilibri e, già che ci siamo, cerchiamo di favorire l'affinamento dell'arte culinaria, con i migliori prodotti, per chi sa apprezzarla. Le associazioni religiose vaticane hanno assoldato nelle loro file ogni sorta di boiardi di Stato e facoltosi imprenditori privati, tutti meritevoli di tali onorificenze, per la loro sensibilità elemosiniera, costante nel tempo. Dopo la caduta del comunismo, anche due esponenti dell'ex Partito comunista italiano sono stati assoldati. Il primo è stato Massimo Dalema, che non è neppure battezzato, ma partecipò, invitato, alla cerimonia di beatificazione di Escrivà De Balaguer, fondatore dell'Opus Dei, che favorì l'elezione di Giovanni Paolo II, trapassato dall'interminabile agonia alla santità istantanea. Guarda caso, Dalema è stato Presidente del Consiglio dei ministri. Chi può essere l'altro? Giorgio Napolitano, bipresidente della Repubblica. A che servono queste associazioni? A veicolare e favorire rapporti fra ambienti e personalità della ricchissima finanza vaticana, della Massoneria e delle istituzioni politiche, che si accreditano e si rendono strumenti della diplomazia occulta del potere sostanziale. Sono, le une, le clienti delle altre.

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