giovedì 11 luglio 2013

Flashback

Le ferie, questo istituto che ci mette in condizioni di inferiorità concorrenziale con i cinesi, mina, in questo mese di Luglio, la nostra predatoria presenza sui mercati. L'apertura degli sportelli è a rischio e la funzione organizzativa si esercita fisicamente, sul campo. In un anno che non ricordo, la FABI ( per offrire i suoi bassi servigi a Achille Maramotti, in cambio della preferenza assolutistica per il suo marchio ?) vedendosi snobbata organizzò una manifestazione davanti alla Direzione generale del Credem'a me, a Reggio nell'Emilia. Ne ho ripercorso gli eventi, attraverso un servizio fotografico documentaristico dei diversi momenti della manifestazione, digitalizzato negli archivi sindacali. Vi compaiono anche colleghi che non sono più, chi con un cartello al collo, chi senza decorazioni. Ce n'è uno portato da un caro amico scomparso alla fine del febbraio scorso, che recita: "Maramotti, padrone delle ferriere". Nel "servizio" si notano i manifestanti assiepati su via Emilia San Pietro, un pick up ( avevano avuto un permesso dal Comune comunista o la via era ancora agibile ai mezzi motorizzati? ). Sul pick up, l'allora Segretario generale, Gianfranco Steffani, tiene un comizio, sotto il furgoncino si nota distintamente l'allora Presidente Luigi Marmiroli. Poi le immagini ci trasportano all'interno della profanata Sede; locali a me ignoti, perché non ho praticato altro che i salottini al piano terra. Lungo tutto il servizio fotografico compaiono dei bodyguard o altra milizia privata, eretti, atletici e attenti, in abito nero e con un immancabile walkye talkye. Non me l' aspettavo, quando, improvvisamente, queste immagini si sono associate nella mia mente con quelle che constatavo dal vivo, osservando la milizia privata dei concitati eppur distaccati organizzatori della quadratura del cerchio, specifici nel modello, fissato in immagini identiche. Computer portatili al posto dei walkye talkye. Anche in questo caso, la situazione non doveva sfuggire al loro controllo, secondo le regole d'ingaggio. Sviluppando il film e facendolo scorrere, in ogni ambito di informale ancorché rigido controllo, ora come allora,le stesse diapositive, la stessa disposizione, in un ritmo immutato e uguale per tutti, da film muto e in bianco e nero. Il modello "commando", che supplisce alla scarsità delle truppe e che monta il profitto, sembra immutato, immutabile. Potrebbe essere un'estensione del falsamente aggressivo atteggiamento di poco virili indossatori e anoressiche indossatrici che vogliono offrire per il breve tratto della passerella l'immagine dell'uomo e della donna vincenti in un'incessante proposizione competitiva di se stessi, che si accascia nel promiscuo e sudaticcio camerino dove, sempre gli stessi, indossano molteplici vesti. Dicevamo delle ferie. A inizio anno, il direttore ripete, di postel in postel, che l'azienda richiede di programmare tutte le ferie dell'anno. Si tratta in realtà della copertura minuta dei ruoli, attraverso lo sfarinamento molto breve delle assenze e per evitare che residui, anche minimi, possano alterare lo schema rigidissimo, l'anno successivo. Le sanzioni sono un pretesto, come ogni altra specie di affermazioni, pubblicitarie, tribunizie, cenacolari. Si tratta di un modello aziendale di "ciurlatori nel manico". Comunque, le conferme e le variazioni intervengono fino a Giugno, dopo di che, vengono modificate su due piedi, in un continuo rabberciamento, nel quale le esigenze di chi lavora e delle loro famiglie sono le ultime. Nonostante questo, soprattutto nel mese di Luglio, durante il quale i clienti si apprestano a chiudere gli esercizi, la possibilità di non poter aprire qualche sportello si fa concreta e la caccia alla pedina mobile si fa spasmodica, perseguita fisicamente sul territorio. E stiamo parlando di cinque o sei agenzie. Indipendentemente dalla realtà, le riunioni ideologiche, le video e audio conferenze continuano come se niente fosse: si blatera tutto il giorno in loco e, dopo un'ora, lo stesso officiante si ripropone in video in una orazione ecumenica. Il sistema di controllo spionistico anche delle operazioni più minute, farebbe invidia agli statunitensi, se ne conoscessero l'esistenza. Stiamo parlando, infatti, di uno sputo nell'universo, ma molto narciso. Il sistema di controllo non trascura i clienti, anzi...Chi va in vacanza fuori dai confini deve prima confessarsi con il proprio platformista, che comunicherà periodo, durata e luoghi alla Spectre aziendale, che in caso di cambio di programma provvederà a lasciare i malcapitati in braghe di tela all'estero. I siti, visitati con carta di credito sono monitorati e, se a rischio clonazione, ne viene intimato l'abbandono. I conti correnti del personale sono controllati. Insomma, la strana banca è come il giornale del pomeriggio, che non si pubblica più: è una seconda o terza banca. I costi dei servizi sono onerosissimi per i clienti a basso valore aggiunto, cioè per coloro che operano semplicemente, direttamente, occasionalmente o a esclusivi fini di sussistenza. Le commissioni vengono aumentate senza preavviso e la soglia di derogabilità viene ridotta. La direzione aziendale svolge un non richiesto servizio di consulenza, soprattutto previdenziale, scemando sistematicamente le forze calanti, con incursioni non richieste da chi dovrebbe conoscere i suoi interessi e le sue intenzioni. Anche in quest'ambito i tentativi di intimidazione sono infarciti di forzature e di balle. Un pensionato riciclato manda in quiescenza gli altri,dopo essersi occupato della sua e essere risorto dopo tre giorni, in virtù della sua "esperienza". La strana banca non ha mai aderito al Fondo per il sostegno al reddito dei lavoratori del credito, come attesta la sua mancata contribuzione e quella del "suo" personale alla cassa del Fondo stesso. Quando si sono trovati ad assumersi il relativo onere per demando contrattuale in rapporto all'acquisizione di altrui rami d'azienda, hanno messo sistematicamente in braghe di tela gli incauti aderenti, con formule che i malcapitati non hanno capito, traducendole nei canoni consueti. Non credo che si tratti della consueta avarizia, credem'a me, ma del timore di avvilupparsi in un accordo sindacale di settore, che ne legherebbe i riti al metodo comune e li costringerebbe ad una contribuzione pluriennale e trasparente all'I.N.P.S. Si fa presto a stringere un vincolo e ritrovarsi avviluppati, "in un contesto normativo nel quale il proprietario è in mano ai suoi dipendenti". Sembrano le intemerate di Berlusconi contro le "toghe rosse", che hanno fatto di questo Paese una copia conforme del Sud America, a prevalente economia e mentalità fondiaria. Si diceva del campionato di "ciurlar nel manico" nel quale eccellono. La sicumera, le provocazioni, tradiscono l'inconsistenza delle loro tesi che hanno ad esclusivo riferimento l'utile di pochi e storicamente feudali azionisti. Assoggettano gli incolpevoli dipendenti a un sistema meccanico di valutazione reddituale delle loro operazioni, non contemplando intere categorie professionali e facendo fare a otto persone il normale lavoro di quindici. Il sindacato - sostengono - non è giallo...sarà arancione, ma un sedicente sindacato che di fronte a questo scempio del decoro lavorativo e delle norme che pur sussistono a tutela contro il cottimo dissimulato, non ha mai levato una voce forte, non ha mai sollecitato in assemblea uno sciopero..non è giallo per l'itterizia. Non basta limitarsi, in occasione dei rinnovi disastrosi dei contratti di lavoro, a sollecitare l'adesione a scioperi, che non vengono neppure indetti, "anche dei lavoratori del Credem", in ossequio a liturgie sindacali di vertice che scendono per li rami, come in azienda. Fare sindacato, in questo contesto, vuol dire creare alterità.Loro, invece, "creano il diritto", reinterpretando i canoni fissi della retribuzione,a cui si erano legati per contratto, ai premi budget discrezionali che attribuiscono, ad Aprile e non a Giugno, ai loro galoppini. Fanno "giurisprudenza" su ogni argomento, pronunciando sentenze interpretative su ogni possibilità di offrir voce ai lavoratori su ogni argomento che invece, proprio interpretativamente è affidato alla libera determinazione delle parti. Loro lo interpretano come se fosse loro tutto dovuto e si lasciano scappare, dai più bassi ai più alti livelli, la primitiva affermazione: "ma a lei chi "offre" sussitenza o chi le dà da mangiare?" Ma, principalmente, con questi metodi vetero padronali, più adatti all'amministrazione di una merceria che di una grande azienda, vogliono sottomettere ciascun lavoratore a protocolli oppressivi e spersonalizzanti, del tutto privatistici. Di loro si dice a Reggio nell'Emilia, al di fuori della loro cerchia ristretta, che sono della "brutta gente"; certamente discendono in linea diretta da quella triste genia dei latifondisti di media pianura,il germe originario di "Banca agricola" e si sono distinti per avere costruito e consolidato la loro immutabile ricchezza sullo sfruttamento più brutale ed indifferente di generazioni di braccianti. Ebbero, in termini finanziari, una parte decisiva nelle fortune politiche del regime fascista. Una volta ebbi a chiedere in una pubblica riunione a quanto ammontasse l'impiego della cospicua raccolta, a chi andasse e per quali fini, ma i relatori si guardarono bene dal rispondermi. E' una domanda chiave per capire per chi e a che fine si lavora. Come si può pretendere dedizione se si ignorano queste cose? Ma, a prescindere da questo acquitrino in secca, fatto di formazione "obbligatoria" anche se si è rimasti in due, di costose e inutili riunioni di autocoscienza in alberghi cittadini, che suggeriscono una mentalità salottiera e frivola ed espongono gli "affratellati" a rischiosi spostamenti sotto il sol leone, si "va sotto" per cercare di concordare anche i tempi di assistenza agli infermi, che spesso, costosamente, perché le visite specialistiche vengono programmate improvvisamente o con il preavviso di poche ore, vengono appaltate, a pagamento, a infermieri professionali. A volte, ci si sente delle merde per essersi trovati a fare da supporto a questa gente e ai loro reggicoda, annidati in interstizi angusti, ma quasi tutti provenienti, con portafoglio al seguito, da altre aziende di credito, secondo uno stile che con le vantate caratteristiche del Credem'a me, c'azzeca come la mitologia della fondazione di Roma. Per fortuna ci si sente delle merde solo in rare e fortuite occasioni.

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