venerdì 26 luglio 2013

Percorrenze.

Si può dire qualunque cosa di questo Papa secondo e Francesco primo, gesuita e quindi politico: che la proposizione della sua immagine è di marketing, che le sue parole e le certamente contraddette intenzioni non cambieranno di un nulla la condizione reale dei poveri, ecc. Ma una cosa l'ha certificata, con i crismi del prestigio e del potere,apparentemente dismessi, dato che la semplice verità di chi la vive, come si sa, non conta nulla; il modello economico che la fine della guerra fredda ha slacciato da ogni vincolo e da ogni contesa, moltiplica, conferma, ribadisce e schiaccia, non solo la miseria diffusa, ma l'ideologia dell'egoismo e della irresponsabilità. I poveri delle favelas, della periferie del mondo, intese come contenitori di esclusione rispetto ai quartieri sicuri, eleganti e sonnacchiosamente annoiati, non sono il frutto degli ultimi eventi, ma è da lì che il politico Bergoglio sa di dover ripartire per non farsi irretire dalle piccole convenienze, caudatarie delle grandi, facendovi ricadere la sua Ecclesia. E' dura, buon Francesco, essere poveri e sovrani. Buon viaggio, comunque. Guardati dagli imitatori.

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