domenica 2 giugno 2013

Un altro non sense.

Ieri in tutta Europa, anche in quella virtuosa e dominante, si sono svolte imponenti manifestazioni di "occupy" non so di che cosa. So invece che si tratta di movimenti transnazionali no global, che con cadenza sempre più regolare si mostrano in una retorica ma partecipata contestazione agli algidi e assenti signori della finanza, davanti alle loro simboliche, ma anche operative, sedi. Questi giovani, studenti ma anche disoccupati o sottoccupati, sono ormai tanto diffusi in tutto il mondo da riuscire a far numero fra di loro, col passa parola, con internet ed impegnare lo spazio agibile dei garantiti, almeno da un salario. I giovani della splendida Istanbul stanno contendendo alla polizia di Erdogan lo spazio dell'unico parco monumentale cittadino che l'islamico moderato, cioè in progress, vuole occupare con un mega emporio, incompatibile con il bosco. La protesta ecologista la condivido in pieno, anche perché sono convinto che una scelta così incivile sia il frutto di interessi economici che allignano anche all'interno dello sbiadito partito religioso del primo ministro, che , per fortuna ha trovato un argine nel Presidente della repubblica turca, meno ideologicamente convinto che la repressione sia sacra e santa. Una ragazzina con una giacca rossa resiste indomita al violento getto degli idranti che la colpisce al viso. E' già un'icona del sentimento pulito dei ragazzi. Le cosiddette autorità, le polizie si preoccupano di queste manifestazioni organizzate ma anomale e senza riferimenti specifici, da infiltrare, strumentalizzare, da contrapporre e da reprimere miratamente, ma le loro manifestazioni, descritte ma non interpretate dai media, si stanno intensificando e, per la prima volta, anche nel mondo dove non sono legalmente consentite. La pandemia finanziaria sconvolge, nei grandi numeri, le tradizioni e le identità e, manifestando, la parte più pura della cittadinanza, perchè non ancora irretita in miraggi coinvolgenti, attesta l'ingiustizia e l'inciviltà di quanto sta avvenendo. Nella Turchia laica, imposta militarmente, da Kemal Ataturk, il partito degli islamici non dichiarati cerca una compensazione morale alle storicamente precarie condizioni di cento milioni di persone, annacquandone, o meglio, reinterpretandone il nazionalismo. Pare che lo faccia bene, se i militari che dovrebbero, per precetto costituzionale, impedire regressi confessionali, si sono arrestati diciotto mesi fa, dopo aver messo in progetto il golpe contemplato. L'ambiguità del progressivo recupero del sentimento islamico, mai soppresso fra la popolazione, le difficoltà di gestione di un interregno unicamente basato sull'ordine pubblico, in un contesto che non ripudia il nazionalismo e che si confonde con velleità di integrazione nella Unione europea, li hanno tenuti a freno. ma dipenderà dagli interessi geopolitici degli Stati Uniti e degli ex alleati e partners militari israeliani, che non hanno esitato a sequestrare una nave turca diretta a Gaza col beneplacito di Erdogan, che ne condizioneranno il futuro. Intanto, i ragazzi "ecologisti" affrontano una polizia fra le meglio attrezzate del mondo, ma che, non per questo, adotta tecniche più evolute. Ad attestarlo stanno i quattro ciechi per la fusione tossica delle lenti a contatto, i due morti, i mille feriti e i mille e settecento arrestati. E' ancora legittimo un governo così?

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