domenica 23 giugno 2013

Sono rinate le masse, o almeno sembra.

In Brasile si gioca a pallone, molti campioni del dì che fu si sono "formati" giocando per strada con palle di cenci. In Brasile si muore presto e più di metà della popolazione è al di sotto dei sedici anni, età in cui si può guidare un'automobile. Anche il diritto di voto è stato esteso ai sedicenni. In Brasile - e non solo in Brasile - le scuole e le Università più sofisticate sono riservate agli abbienti, cioè a coloro che, per ereditarietà, occuperanno le cariche nei comparti finanziari e industriali, che in quel Paese sono fiorentissimi. Gli ospedali sono solo a pagamento e sono di proprietà di Ordini religiosi europei ( gli ospedali di Rio sono dell'Ordine domenicano spagnolo ) e curano solo privatamente. La Chiesa si assicura l'influenza, politica, non devota, di coloro che nascono con un tracciato da percorrere, attraverso l'educazione ( famosissimo il collegio di San Bento ( Benedetto ) nella capitale carioca. Conseguentemente, li curano. Gli altri, tutti gli altri, che sono decine di milioni, non sono in realtà oggetto di attenzione, né materiale, né spirituale, perchè nascono e vivono in strada o nelle favelas e non sono in grado di apportare nessun contributo spirituale ai grandi empori della fede trascendente e di quella pubblica. E' vero che poveri preti si adoperano nelle favelas, fino ad essere uccisi dai narco trafficanti che le dominano; è anche vero che la loro opera resta minima nei risultati e che spesso diventano un problema per le gerarchie ecclesiastiche, la cui morale proviene dgli ambienti dell'alta borghesia che li ha espressi. Si ricordi, al proposito, la scomunica comminata dal Vescovo di Rio de Janeiro, nei confronti di una bambina di tredici anni che aveva abortito, perchè aveva, lei o chi per lei, reso pubblico il suo atto, dopo una violenza e l'inciviltà di un altro prelato che ha sancito come meno grave la pedofilia dei preti - ha parlato specificamente di quella -, rispetto all'aborto. Il meticciato biologico è unico al mondo ed è praticato al più basso livello sociale. Nei nativi di mille etnie, i contributi magici, tradizionali, ambientali, sono molteplici e, finché sono intrisi di giovinezza, bellissimi. Ma non è di questo universalismo, ivi presente da ben prima che diventasse di moda, che si nutre il potere, qualsiasi potere. La giovane popolazione vive e consuma la sua festa - che è festa reale - in pochi anni e poi, trascinandosi, si estingue. Gli ospedali civili sono quasi inesistenti, ci si cura con la santeria. Ma evidentemente qualcosa è cambiato, se i mitomani del calcio bailado contestano, come in tante altre parti del mondo, gli abusi e le noncuranze per alimentare business di nicchia, intendendosi per nicchie quelle della FIFA, dell'UEFA et similia, con i loro satrapi ignorantissimi e miliardari. Ed ecco allora, la Presidentessa Wilma Roussef, promettere l'importazione di sei milioni di medici ( e gli ospedali? ), il Paese dei balocchi delle tariffe pubbliche che si erano appena aumentate, minacciando l'esercito, già golpista, a tutela delle royalties, che comunque non sono destinate al popolo. Paese latino, nonostante la tua impetuosa crescita economica, cominciata con un presidente ex operaio, non sarai mai una comunità orizzontalmente coesa, un po' più grigia, ma evoluta e stabile, nei compiti come nei diritti. La Roussef viene dalla lotta armata, è la sponsor di Cesare Battisti, il terrorista, non il patriota italiano; durante la dittatura militare fu arrestata e torturata, tiene sotto controllo un tumore e guida la nazione. Eppure, pur promettendo interventi berlusconiani, senza spiegare come non si siano verificati fino ad ora, torna a pestare le orme di tanti demagoghi del samba, della lambada e degli stadi. Quel poco o quel tanto che Ignazio Lula Do Santos ha messo in circolo in una nazione anchilosata dalle logge massoniche, sembra infine manifestarsi a livello sociale. Con tutte le contraddizioni endemiche all'america latina e a quel continente-paese. Speriamo di essere solo all'inizio.

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