sabato 15 giugno 2013

Somiglianze.

Oggi, a Istanbul, si è tenuta una manifestazione a favore del Primo Ministro Erdogan, al potere da diciannove anni. Anche in italia, la destra sfilacciatissima quando è priva di Berlusconi, lo ha difeso, in piazza, a Brescia e in tribunale, a Milano, occupandolo. Gran parte dell'intellighenzia russa, anche quella tecnica e scientifica che, entro certi limiti, anche il regime comunista lasciava esprimere, ha lasciato o sta per leasciare il suo Paese. Putin, al terzo mandato presidenziale, inframmezzato da uno uno da primo ministro, ha stabilito una dittatura elettiva, in tandem con Medvediev. La Russia, superficialmente ricomposta, ritorna all'autocrazia e alla restaurazione morale e religiosa. La situazione turca e quella russa assomigliano a quella italiana, dove, Berlusconi, per diciannove anni, è stato eletto leader di una coorte nazionale di clientes, intervallato da un'altra formazione clientelare guidata da Prodi, che, però non piaceva e non piace ad una parte della sua coalizione. A parte il "craxiano uomo d'affari" Berlusconi, tutti i capi di Governo sono stati democristiani, da Prodi a Letta. Presidente, sul limitare biologico, il comunista Napolitano: le larghe intese che soffocano la dialettica, pretendendo di rappresentare tutto lo spettro politico, succedute ad un Governo tecnico, dimostratosi irrilevante per la ricercata sterilità politica. Comunque, senza Prodi e senza Berlusconi, i rispettivi movimenti in concorrenza, ma non in competizione, non si affermano. Non ingannino le amministrative senza il quorum, che per le elezioni non è previsto, mentre, assurdamente, per i referendum sì. E' in corso un attacco facile, perché basato sulla rieleggibilità e le prebende piene, contro il grillismo in fasce. Gli interventi "umanitari" della NATO e, ultimamente, quelli "concordati" della Francia neo coloniale, sono cominciati negli anni '90. L'Italia ne è stata spesso partecipe, direttamente ( perché ci bombardate?, chiedeva l'intervistatore iracheno a un piagnucolante capitano Cocciolone ) o logisticamente. Talvolta, di nascosto, l'una e l'altra cosa insieme. A cose fatte, l'Italia ha sempre contribuito a rabberciare l'incerto stato post bellico, anche in Libano, dove i cocci li avevano provocati altri. Dopo che le forze armate inglesi hanno denunciato la politica di compromesso, foraggiamento e accordo dietro le linee, dei nostri comandi - che in Libano continua ancora - l'elenco dei nostri caduti è diventato ingente. Se combattono, è normale che siano combattuti. Kuwait, Iraq, ex Jugoslavia, Afghanistan, Ruanda, ancora Iraq, Libia, Mali. Le guerre in Iraq, Libia e Mali sono ancora in corso, anche se hanno cambiato aspetto: sono diventate guerre civili nei primi due Paesi, mentre, in Mali, dove lo era stata, è diventata guerriglia dopo l'occupazione francese, che non risparmia etnie e tribù. Un menzognero e non originale battage annuncia un prossimo intervento in Siria, dove le ragioni umanitarie avrebbero dovuto provocarlo prima, come in Jugoslavia. ma le ragioni non sono inutilmente umanitarie. La resa dei conti con l'Iran sembra posticipata, Israele permettendo. Intanto, pare che i due scienziati atomici iraniani siano stati uccisi dall'intelligence statunitense e non israeliana, come si riteneva. La Korea del nord è come l'Albania di Hoxja, sotto l'egida del giovane leader down, tutto dedito a pirotecnici esperimenti atomici mentre il popolo muore di fame prima che di radiazioni. L'area di intervento che conta energeticamente è omogenea e presidia le residue risorse petrolifere. Il ruolo della Turchia in regresso verso l'islamismo, in una logica di potenza regionale, non araba, è sotto attacco, pur sull'onda di una giusta protesta. Il troppo lungo esercizio del potere, non più cristallizzato dalla divisione in blocchi, provoca reazioni violente. Le guerre "umanitarie" e la lotta agli "Stati canaglia", hanno solo tolto di mezzo regimi diventati "astorici", ma hanno reinnescato disordini e conflitti intestini endemici, che le sovrastrutture istituzionali non controllano, nè indirizzano. Sono funzionali alle relazioni con le potenze consumatrici e alla loro geopolitica nell'area. La vita civile ed economica ha preso lo scivolo della decadenza e dell'abbandono. Anche la burocrazia di Bruxelles in Europa, presenta caratteristiche simili di sovranazionalità e incongruenza con la realtà delle economie reali. In un quartiere di palazzine, che ospitano uffici simil ministeriali, una coorte di burocrati, che non può né deve incidere direttamente sulle politiche economiche degli Stati membri, applica regolamenti in maniera anodina, istruisce pratiche sanzionatorie, inibisce normative anti dumping nazionali, è soggetta alla contraddittoria ma pressante influenza inglese per sollecitare deregolamentazioni, in contrasto sostanziale, ma purtroppo non formale, con con il sacerdotale culto delle normative cogenti di un'entità sovranazionale, artificialmente creata a beneficio di non identificati potentati. E' trasparente, invece, la funzione di longa manus della ridicole ex potenza coloniale britannica, degli Stati Uniti, dai quali ed in favore dei quali si sta dipanando la più grave crisi finanziaria degli ultimi cent'anni. Sì, superiore anche a quella mitologica del 1929. Negli anfratti dell'economia reale, chi ne scapita e chi, come un avvoltoio, a puri fini d'implementazione di un patrimonio territorialmente corcoscritto e per lobbystici beneficiari, studia come un avvoltoio l'agonia dei concorrenti per approfittarsene. E' un argomento reale e immanente. A tempo e luogo proveremo a parlarne.

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