domenica 13 dicembre 2015

L'abito del monaco.

Insomma, Stefano Cucchi è stato ammazzato di botte. "Nel ricordarlo, mio marito rideva", ha affermato la moglie di un graduato partecipante all'orgia. Si erano divertiti e si divertivano, anche interiormente, da soli, a ricordarlo. La presunzione d'impunità, dovuta al ruolo, ai "paramenti", ne aveva liberato l'indole non "civilizzata", non costretta nei canoni recitatori della rappresentazione quotidiana. La vittima, il povero geometra romano, un drogatello innocuo, un po' labile neurologicamente, proprio per questo è stato lo zimbello dei caramba aguzzini. ripetutisi all'aperto, al buio e in fretta, nei confronti di un ex calciatore, a Firenze. Un centinaio di magistrati, poliziotti, carabinieri e addetti ai lavori, avevano visto il cadavere martoriato subito dopo il linciaggio: nessuno ha parlato, in virtù di una "comunanza di favori scambievoli". Stefano Cucchi non sarà mai vendicato. La sua vicenda è rivelatrice di un senso comune occultato nell'educazione formale, del tutto analogo allo stupro, alla violenza etnica, al sadismo contro gli animali domestici o condotti al macello, al razzismo, supportati dalla forza o, ugualmente, dall'abito che "copre".

Nessun commento:

Posta un commento

Sono graditi i tuoi commenti