giovedì 10 dicembre 2015

Il restauro.

Il dissolvimento dei maggiori marchi bancari, in regime pubblico, I.R.I. e Popolarl, con fini di sussidiarietà ( sic! ) e delle B.C.C., legate all'utenza rurale e artigianale del borgo più che della provincia, segna la fine, annunciata e trascinata, di un modello economico nel quali tutti i mediocri hanno trovato ricetto ed i profittatori un'occasione, altrimenti insperata, di arricchimento e "prestigio sociale", in quella società, a scapito delle rare, ma presenti competenze. Una corsa alla mangiatoia, a digradare, che ora vede coinvolta una nutrita congerie di banche "territoriali", il cui scopo apprezzabile è stato il mantenimento di accrocchi di potere clientelare nei comprensori di riferimento. Ecco che quelle clientele, si raccolgono a coorte e si fanno salvare: o dallo Stato o dagli incauti obbligazionisti, usi a pensare che sotto le finestre di casa, nessuno si azzarderà a derogare alle aspettative di serena pennichella dei soci fiduciosi e fiduciari. Invece, l'infezione che ha già eliminato marchi storici, si estende alla periferia della foresta pietrificata, tutt'altro che trasformatasi, bensi corrosa dalle sue fondamenta. Lo scivolamento occultatorio prosegue attraverso il coinvolgimento delle poche realtà - normalmente appannaggio di un club ristrettissimo di azionisti - in grado di farsene carico, a scapito del loro equilibrio e della loro missione particolare, trascinate nella mimetizzazione del sistema bancario. Si ha un bel gridare: "noi non siamo il sistema bancario!", nessuno lo nega, altrimenti gli sguardi obliqui propedeutici al "salvataggio" non sarebbero loro nemmeno rivolti, ma è nel sistema che sono chiamati ad omogeneizzarsi, in cambio di un posto di riguardo nei prossimi calderoni creditizi privati. Dei grandi azionisti, ovviamente, non dei piccoli. Gli appetiti elettorali, quelli dei piccoli azionisti ed obbligazionisti delle zone interessate, congiurano per chiedere tutela, quella tradizionale che deresponsabilizza e rassicura. Ma l'Italia è e resterà per decenni uno Stato insolvente in Europa e gli ispettori di Bruxelles cassano autoritariamente ogni barlume di svicolamento dalla "retta via" tracciata dai Paesi più forti, che non hanno nessuna intenzione di indebolirsi con i default altrui. In Italia, il nuovo gioco è stato rimosso, il riso compiaciuto per le furbate di galleggiamento è spento ad intermittenza, ma non accantonato, mentre alle statistiche, da verificare nel tempo, sugli effetti occupazionali del Job's Act, si affiancano i crolli ed i restauri del precedente sistema da restaurare.

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