domenica 6 dicembre 2015

Diversamente poveri.

La stucchevole polemica che, ad ogni Natale rinfocola sui media e nelle comunità scolastiche pubbliche, su presepi, visite di prelati e crocifissi, ci parla di un mondo di servizi scolastici, sempre più approssimativo e privo di risorse, nel quale, una delle prime esigenze è diventato il mantenimento dell'ordine in classe. Nelle scuole private, credo che il problema non si ponga e, in fondo, l'espressione della religiosità festosa, ma superficiale è un fatto privato, una festa che, nel momento in cui non viene condivisa, rivela una separatezza, fino ad allora inavvertita, fra due comunità infantili, che si alimenterà, nel tempo, delle insufficienze, della marginalità assoluta e relativa, sedimentando un'ostilità che potrà non manifestarsi in presenza di un collocamento sociale integrato, ma potrà dar luogo a contese, casomai pretestuose, fuori dai canoni "regolamentari" del vivere associato. Qualunque escluso, vessato o misconosciuto, potrà rifugiarvisi. La pregnanza omologatrice cattolica era sempre stata. nelle scuole inferiori, un collante richiesto, riconosciuto e avvalorato. Nelle scuole tecniche, alla pace sociale si associa l'gnosticismo istituzionale scolastico, per tenere fuori dalla porta le differenze religiose o ideologiche. Resta il fatto che, nelle famiglie islamiche, la religione segna il flusso delle ore quotidiane - con tutte le contraddizioni del caso - come nelle famiglie cattoliche, mentre l'indifferentismo generale e trasversale alle classi sociali, non identifica più la "famiglia cristiana". Su questo "laicamente rinunciatario" equilibrio si dipana l'iter scolastico di ragazzi e ragazze destinati alle attività strumentali, a meno che non siano destinati a mandare avanti le aziende, grandi o piccole, di famiglia. Per aziende grandi, nelle quali i rampolli hanno un ruolo di rappresentanza e stuoli di "technicians servant", non dobbiamo pensare alla FIAT et similia, bensì a quella vasta schiera di capannoni, ormai semi deserti o abbandonati, che arricchivano l'Italia e, soprattutto, i loro proprietari, ancor troppo condizionati "dall'aspetto pratico della vita", per contornarsi di "eburnei" umanisti o scientisti presuntuosi. Le piccole aziende, anch'esse rarefatte, resistono ancora in qualche ridotta e impiegano qualche operaio o impiegato, talvolta di altra cultura tradizionale. E' questo mondo, dei mestieri o della sopravvivenza periferica, che è già cambiato, ma non ha sperimentato tutti gli effetti dell'incongruena sotto-culturale, divisa fra rassegnazione, malinconia e competizione fra diversamente poveri.

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